Pan – Viaggio sull'Isola che non c'è: Recensione

Di   |   13 Novembre 2015
Pan – Viaggio sull'Isola che non c'è: Recensione

La libera genesi di una favola

Ci siamo mai chiesti da dove arrivasse Peter Pan, quale percorso lo avesse portato a svolazzare di notte nella camera di Wendy, come avesse fatto a diventare il solitario ragazzino volante divenuto simbolo del rifiuto di crescere, del diventare adulti? E da dove fossero arrivati i suoi compagni di avventure dell'Isola che non c'è, il malvagio Capitan Uncino, la fatina Trilli, e tutti gli altri conosciuti nel romanzo ma soprattutto nelle molte trasposizioni (come film, fumetto, musical, cartone animato) che la storia ha avuto?


Una risposta ce la fornisce Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione e Anna Karenina, film dall'interessante impianto scenografico), su sceneggiatura di Jason Fuchs (Era glaciale 4), nella Blacklist dal 2013, che rielabora molto liberamente quanto scritto da J. M. Barrie nei primi del '900. Storia che negli anni, soprattutto negli ultimi, ha acquistato un significato più vasto, facendo breccia anche in un pubblico di età più avanzata. Pan invece recupera tutta la dimensione puramente fiabesca, fanciullesca diremmo, confezionando una storia avventurosa e movimentata, che piacerà ai grandi ma molto di più ai piccini, che arriva a rotta di collo "fino alla seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino". Dall'orfanatrofio dove soffre in attesa di ritrovare la sua mamma misteriosa, rapito su un galeone volante fra i bombardamenti della Seconda Guerra, catapultato a scavare nelle miniere di polvere di Fata del crudele pirata Barbanera, stringe un'inattesa amicizia con un altro schiavo come lui, James Hook (il mitico Giacomo Uncino), che lo accompagnerà in tutte le sue avventure successive, che si concluderanno nella mitica Isola che non c'è, nella giungla dei selvaggi che proteggono il Regno delle Fate. La battaglia all'ultimo sangue sarà contro Barbanera, fianco a fianco con lo spavaldo e coraggioso Hook, quando Peter imparerà finalmente a governare il suo meraviglioso dono, imparando a volare. Scenografie e costumi sono clamorosi, uno spettacolo i galeoni volanti. Il film è anche arricchito dall'esagerata interpretazione di Hugh Jackman, che fa del suo Barbanera un malsano, crudele villain da ricordare (memorabile la sua entrata in scena cantando il refrain di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana). Peter è affidato all'esordiente dodicenne Levi Miller. Garrett Hedlund è una sorpresa, e fa del suo Uncino un fascinoso avventuriero, un simpatico ma leale spaccone un po' Indiana Jones, un po' Han Solo, con la sua Leia da difendere che è la bella e misteriosa Rooney Mara-Giglio Tigrato. Clara Delevigne presta il suo bel viso a tutte le Sirene. Come ha fatto poi Uncino a perdere una mano e a diventare acerrimo nemico di Peter, chissà, forse lo scopriremo in una successiva puntata (anche se il minacciato flop di questa operazione rende la cosa assai incerta). Pan è un film da 150 milioni di dollari, spettacolare, ricco di effetti, con un 3D davvero magico, che è ciò che si voleva, anche se la storia a tratti è inutilmente aggrovigliata, facendolo assomigliare più a un episodio di Once Upon a Time che a una riproposizione-reboot o chissà che altro. Il film di Wright non è nemmeno un prequel ma una liberissima reinterpretazione, che del resto si apre su queste parole "questa non è la storia che già conosci ma a volte, per capire meglio come finiscono le cose, dobbiamo prima sapere come sono iniziate".

 

Giudizio

  • una rappresentazione sontuosa
  • 6/10