Inside Out: Recensione

Di   |   17 Settembre 2015
Inside Out: Recensione

Quei gran geni della Pixar

Ma cosa ti passa per la testa! E perché hai cambiato umore così di colpo? Come mai eri allegro e adesso sei triste? E perché ti sei arrabbiato tanto? Quante volte abbiamo fatto (ci siamo fatti) queste domande. Abbiamo risposto pensando alle nostre chimiche interne, all'ereditarietà, al solito DNA, all'educazione, al vissuto in generale. Ci siamo curati con pillole varie o siamo andati a sfogarci da un professionista. Quei meravigliosi geni della Pixar, questa volta sono Pete Docter e Ronaldo Del Carmen, anche alla regia, ci raccontano finalmente come in effetti stiano le cose.


Nella nostra testa c'è una console che da piccini è abitata solo da un mini-noi positivo e ben disposto, Gioia, piena di interessi e curiosità, sorridente e propositivo. Ma subito dopo la nascita, ci troviamo a fianco un altro manovratore, Tristezza, e poi via via arrivano Paura, Rabbia, Disgusto, che a turno prendono i comandi, spesso litigando fra loro, indirizzando i nostri sentimenti, i nostri gusti in una direzione o nell'altra. Attraverso questo processo, le nostre esperienze quotidiane diventano ricordi, alcuni basilari, altri più superficiali, che nella notte vengono accuratamente archiviati, a contribuire alla costruzione della nostra personalità. Può sembrare macchinoso a raccontarlo così, ma la rappresentazione grafica rende tutto esilarante e toccante e soprattutto tanto vero. Tutto serve per raccontare della piccina Riley, che cresce spensierata, si trasferisce dal Wisconsin alla California, viene messa in crisi dal brusco cambiamento e, in un momento di particolare vulnerabilità, rischia di perdere tutta se stessa per un incidente nel centro di controllo. Rischia di non essere più capace di provare sentimenti, mentre tutte le sue certezze, come isole sospese nel vuoto, crollano miseramente. Gioia allora affronta un viaggio pieno di rischi insieme a Tristezza per evitare che la personalità di Riley, giunta sull'orlo del baratro, si annienti. Inside Out è un film tanto bello e toccante, che ciascuno può riferire a se stesso, scritto su fondate meccaniche psicologiche, che entusiasmerà gli adulti e anche i più piccini a patto che venga loro ben spiegato. E allora si entusiasmeranno anche loro, immaginando la quotidiana, perenne lotta interiore per fare sì che la vita sia davvero così bella come potrebbe essere e che non ci si deve mai lasciar sopraffare dai sentimenti negativi, aiutando Gioia a fare il suo lavoro, perché altrimenti da sola non ce la può fare. I sentimenti sono resi graficamente come simpatici, buffi pupazzetti, splendida è l'architettura della nostra mente, con un'immediatezza visiva che piacerà tantissimo ai bambini e farà riflettere i più grandi: un gigantesco archivio, il cui preciso stoccaggio è il solo a garantire la costruzione di una personalità equilibrata e resistente, che un giorno sarà capace di volare via sui suoi palloncini. Ogni tanto si deve fare pulizia ma la base del magazzino resta solida. Perché davvero siamo fatti di questo, di infiniti scaffali pieni di sfere di mille sfumature e ogni tanto una sezione prende il sopravvento gettando luce diversa su tutte le altre (e questi meccanismi, che droghe e medicine possono modificare, sarebbero da studiare con attenzione). Intanto noi cerchiamo di governare quello sterminato "deposito" che è la nostra essenza, ben consci (disperatamente) che un giorno tutte quelle luminose sfere si spegneranno, come biglie nell'aspirapolvere, come lacrime nella pioggia.

 

Giudizio

  • Non c'è gioia senza tristezza
  • 10/10

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