Non buttiamoci giù: Recensione

Di   |   20 Marzo 2014
Non buttiamoci giù: Recensione

Letteralmente

Talvolta, in momenti di vera disperazione, a qualcuno può passare per la testa l'insana idea di farla finita. Visto che in Europa procurarsi un'arma per tirarsi un colpo è più difficile che negli States, non resta che buttarsi sotto un treno o in alternativa, giù da un piano sufficientemente alto. Questa è la scelta di Martin (Pierce Brosnan), un ex divo di talk show, distrutto nel privato e nel pubblico da uno scandalo sessuale, che nella notte di Capodanno in una festante Londra sale sul tetto di un grattacielo ben deciso a farla finita.


Con sua sorpresa trova ben tre altri aspiranti suicidi a contendergli la postazione, attratti dal luogo e dalla circostanza. Sono Maureen (Toni Collette) madre di un ragazzo gravemente handicappato, Jesse (Imogen Potts), figlia viziata di padre politico, afflitta da varie turbe esistenziali e JJ (Aaron Paul) pizza-boy che si dichiara terminale di cancro. Sembra uno scherzo del destino ma si sa che il Destino ha un suo sense of humor molto particolare. Così il male assortito quartetto, che mai si sarebbe formato in altre circostanze, si cementa e inizia un rapporto di amicizia, a garanzia del quale tutti si impegnano a non riprovare il suicidio almeno fino a San Valentino. Una vacanza insieme, per staccare dai motivi delle varie depressioni, non riuscirà però a risolvere i problemi di tutti. Dopo un promettente inizio dal tono ironico all'insegna dello humor nero, Non buttiamoci giù, diretto da Pascal Chaumeil (autore di commedie leggere come Il truffacuori, Un piano perfetto e tratto dal romanzo del Re Mida letterario Nick Hornby) si assesta sui binari del prevedibile, mentre per tutta la narrazione di resta in attesa del colpo d'ala, dell'idea che risollevi le sorti del film. Purtroppo ciò non avviene e la storia finisce banalmente, invischiata nella solita nefasta melassa sentimentale. Cast sbilanciato, con il simpatico piacione Pierce Brosnan sempre a suo agio, una Toni Collette conciata per sembrare incolore e dimessa, una fastidiosamente provocatoria Imogen Poots (ma è colpa del personaggio, l'attrice è una buona promessa). Il più sobrio è Aaron Paul, notissimo come coprotagonista di Breaking Bad, cui è affidato il personaggio più sfumato e convincente. Morale della favola: per ammazzarsi qualche volta non c'è un motivo preciso, basta che la nostra vita semplicemente non ci piaccia. Quindi urge mettersi alla ricerca di qualcosa che la migliori. Nel frattempo, evitare i piani alti.

 

Giudizio

  • facilone
  • 5/10