Gli adulti, molto spesso, mentono ai bambini.
Si tratta di bugie a fin di bene, senza dubbio, pronunciate quasi senza rendersene conto in risposta ad istinti protettivi ancestrali.
Alessandro ha otto anni e nel profondo della sua anima è segregata una verità, occultata dalle bugie degli adulti.
Una verità dolorosa perchè riguardante la morte di suo padre, avvenuta quando Alessandro aveva solo un anno, e che lentamente comincia ad emergere sotto forma di visioni ossessive e terribili. Una verità che si accompagna ad un odio puro, anche se privo di spiegazione apparente, verso suo zio Claudio, da poco tornato nella vita sua e di sua madre Giulia.
Spalleggiato dal suo amico Edo e con l'inconsapevolezza propria della sua età, arriverà perfino ad ordirne la morte ma sarà proprio il tragico esito delle sue azioni a risvegliare ricordi a lungo rimossi.
Una pellicola come La fisica dell'acqua è una perla rara nel panorama cinematografico italiano.
Anzitutto perchè il thriller psicologico (genere a cui può essere ascritto il film) non è un genere molto frequentato dai nostri registi, contrariamente a quanto avviene, con risultati spesso pregevoli, all'estero (Spagna e Stati Uniti in particolare).
In secondo luogo per la cura che il regista Felice Farina ha prestato alla forma, al modo in cui mostrare sullo schermo la sua storia, un aspetto spesso subordinato nelle produzioni italiane (ma Garrone, Sorrentino e tanti altri dimostrano che le cose, finalmente, stanno cambiando). L'uso del digitale, la scelta di angolazioni di ripresa non convenzionali ed il ricorso a ben dosati effetti speciali (per le disturbanti sequenze delle visioni di Alessandro) coinvolgono emotivamente lo spettatore, facendolo entrare in forte, e sofferta, empatia con il disagio del bambino.
In terzo luogo per un cast perfettamente calato in questa realtà di inganni e tradimenti. Non esistono parole per descrivere l'abilità con cui Lorenzo Vavassori (sette anni all'epoca delle riprese) riesce ad esprimere, con parole, gesti e, soprattutto, sguardi, il travaglio emotivo-psicologico vissuto da Alessandro. E i tre adulti, poi, Claudio Amendola (ci piacerebbe vederlo più spesso al cinema), Paola Cortellesi e Stefano Dionisi non sono da meno nel dar vita ad un «triangolo» generato non dall'amore ma dal rimorso e dalla rivalsa.
Nel vedere La fisica dell'acqua di Felice Farina vengono alla mente i film di Michael Haneke ed il modo sottile ma tragico con cui il regista austriaco mette in scena le piccole, brutali crudeltà che quotidianamente gli esseri umani, anche i bambini, si fanno l'un laltro, mossi dagli istinti inconsapevoli della loro natura animale.
A parere di chi scrive, le enormi difficoltà produttive e distributive che film del genere, importanti proprio per la loro singolarità, si trovano a dover fronteggiare sono preoccupanti segnali di una pesante e assolutamente non nuova arretratezza culturale.
Allo stesso modo, però, il fatto che, alla fine, questa pellicola sia stato completata e sia ora pronta per essere mostrata al pubblico può rappresentare un superamento di tale arretratezza.
Siamo troppo ottimisti?
Il cinema italiano riscopre l'artigianato dei generi!
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