Se dovessimo prendere in considerazione gli ultimi 10 anni di cinema horror (periodo che corrisponde alla “rinascita” del genere a livello mondiale) e farne una classifica di merito, uno dei primi tre posti andrebbe, senza ombra di dubbio, a The Descent, claustrofobico incubo sotterraneo messo in scena dall’inglese Neil Marshall nel 2005. Novanta minuti tesi fino allo spasimo in cui un cast tutto al femminile deve combattere per la sopravvivenza contro strane creature albine che vivono nei cunicoli dimenticati di una grotta nei monti Appalachi. Una delle caratteristiche vincenti del film risiede, tra le altre cose, in un finale inquietante e puramente carpenteriano che vede l’unica sopravvissuta sognare di trovare una via d’uscita per poi risvegliarsi, senza speranza, nella sua “prigione di roccia”. Una conclusione troppo deprimente per il mercato americano dove il film è uscito senza quest’ultima sequenza garantendo (per scopi commerciali), in pratica, la sopravvivenza della protagonista.
Ora Jon Harris (montatore di The Descent e al suo esordio dietro alla macchina da presa) sfrutta proprio questo “finale edulcorato” per riportare sullo schermo gli striscianti carnivori lattiginosi in The Descent Part 2. E allora ecco che Sarah (Shauna MacDonald), ritrovata nei boschi sanguinante ed in stato di shock, viene condotta all’ospedale locale dove le forze dell’ordine, dopo un vano tentativo di interrogatorio (la ragazza ha perso la memoria), non trovano nulla di meglio da fare che condurla, di nuovo, nella fatidica grotta alla ricerca dei suoi amici: ovviamente, tutto ricomincia da capo. Nonostante anche Aliens di James Cameron usi lo stesso escamotage narrativo (la protagonista del primo film, nonostante il trauma, ritorna in battaglia perché è l’unica che conosce il nemico) per proseguire il franchise, risulta francamente molto difficile applicare la famosa “sospensione dell’incredulità” quando vediamo la polizia costringere una donna ferita ed in piena amnesia ad infilarsi l’elmetto e condurre una squadra sottoterra. Harris, comunque, non sembra preoccuparsi più di tanto e, man mano che il film si sviluppa, scopriamo come riproponga, in tutto e per tutto, la struttura dell’originale: inseguimenti claustrofobici, dissapori fra i protagonisti e una notevole dose di gore. Il tutto, però, senza la freschezza e, soprattutto, l’originalità del film di Marshall. The Descent Part 2 non è comunque un brutto film (soprattutto dal punto di vista tecnico) ma per dare un seguito ad una pellicola strepitosa serviva un’idea di sceneggiatura originale, qualcosa che valesse veramente la pena di essere raccontata. In questo modo, il film di Harris può forse “funzionare” solo per chi non ha visto The Descent; tutti gli altri andranno incontro ad un lungo e, francamente, inutile dejà vu.
non male...ma totalmente inutile
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