Quanto all'audio, lode a Universal per aver realizzato una traccia italiana in DTS HD Master Audio 7.1 finalmente alla pari con quella originale. L'ambiente e gli effetti speciali, numerosissimi, sparatorie, esplosioni, sono resi con potenza entusiasmante e fine dettaglio, con una direzionalità che catapulta nella scena, con dialoghi brillanti e una colonna sonora avvolgente. Eccezionali gli extra, quasi tre ore di materiale. Oltre al classico commento del regista e della produttrice Nina Jacobson e a 11 minuti di scene eliminate, troviamo un ottimo, esauriente Making of, "Ghiandaia imitatrice vive: il Making of de Il canto della rivolta" suddiviso in otto capitoli, della durata complessiva di 134 minuti, che, attraverso una serie di interviste, copre ogni aspetto della produzione, costumi e scenografie, location esterne, effetti speciali, stunt, per arrivare alla post-produzione. Segue "Dal profondo del cuore: Tributo a Philip Seymour Hofmann", omaggio al grande attore scomparso poco dopo il suo ingresso nella saga (11'), e poi uno speciale dedicato alla colonna sonora e al contributo della cantante Lorde (8') insieme al video musicale della sua canzone Yellow Flicker Beat (4'). Katniss non è più nell'Arena, è fuori, nel sopravvissuto Distretto 13, a guidare la rivolta degli oppressi contro il feroce dittatore Snow. Ma Peeta, forse davvero amato, sottoposto a una specie di lavaggio del cervello è rimasto nelle mani del Governo, che lo usa come strumento di propaganda per il Sistema e di pressione sulla ragazza. Intanto però, anche a prezzo di stragi crudeli, le masse si rivoltano conto i loro aguzzini, nel nome della loro eroina, ribattezzata Mockinjay (in italiano tradotto ghiandaia imitatrice). Basta scannarsi fra miserabili, per sollazzare i potenti e intrattenere i propri simili abbrutiti da paura e privazioni, illusi che essere spettatori li salvi dalla complicità. Chi non si ribella è sempre complice. Ma la strada sarà lunga e costellata di sofferenze. Questa volta niente scene di caccia, inseguimenti, trappole, tattiche di combattimento, e fastose scenografie e gli eccentrici costumi a Capitol City. Non più giochi per poche vittime predestinate ma guerra civile accuratamente fomentata a colpi di video di propaganda, perché è sulla comunicazione, sul plagio delle menti che si fondano i poteri assoluti. Si sviluppa, il discorso che sta a cuore dell'autrice dei libri, Suzanne Collins, sul potere della comunicazione che può essere distorta per scopi malvagi, perché anche un'idea buona deve sapersi vendere e se non si vende bene viene sconfitta. Con questo riuscito terzo capitolo, molto adult e poco young, la serie si avvia verso la sua conclusione a diventare sempre più metafora in chiave di tragica fantasy della nostra situazione attuale: un mondo di oppressi ferocemente imbrogliati e vessati da una spietata oligarchia. Avremmo tutti bisogno della nostra Katinss. Potete leggere qui la nostra recensione completa di Hunger Games - Il canto della rivolta del 20/11/2014