Una Ragazza a Las Vegas: Recensione
Di Giuliana Molteni | 12 Giugno 2013Risky Businnes
La strada per diventare ricchi in fretta raramente è esente da qualche scorciatoia. Quindi come ha fatto una spogliarellista a domicilio a rifarsi una vita, a diventare giornalista, ritrovandosi anche con un film tratto dal suo libro? Dopo Rischiose abitudini (1990) ma con tono ben più leggero, il regista Stephen Frears si avventura nuovamente nel mondo delle scommesse, raccontando l'avventura di Beth Raymer (Rebecca Hall), bella ragazza con cervello, ben decisa a fare il salto di qualità. Dalla Florida emigra nella Sin City per eccellenza (Las Vegas). Là incontra Dink, uno scommettitore di professione (Bruce Willis), sempre attento a restare in bilico sul margine sottile che divide legalità e illegalità, che ha messo su con un gruppetto di amici una vera azienda del rischio calcolato.
Ma Beth, che è una ragazza anche troppo svelta, dotatissima con i calcoli e molto ansiosa di fare strada, si lascia abbindolare dal più disinvolto del gruppo, Rosie (Vince Vaughn), finendo in un giro più ricco ma più rischioso. Nel suo percorso di formazione si innamora anche di Dink, che però è sposato con l'ex bellissima Tulip (Catherine Zeta Jones), moglie rompiscatole ma ancora molto amata, una che i trucchi del suo mestiere li conosce benissimo. Pur ambientato in un settore non propriamente parrocchiale il film ha una sua "morale della favola" abbastanza convenzionale, perché certi valori vanno rispettati soprattutto in un'attività che sembrerebbe andare nella direzione opposta. Dato il cast e il regista era lecito aspettarsi di più. Invece In amore si vince (titolo italiano di quelli che si confondono con mille altri e che non c'entra con la storia, l'originale era Lay the Favorite), scivola senza lasciare traccia nella nostra memoria, gradevole ma insipido, oltretutto a tratti anche così "tecnico" da annoiare (l'ambiente delle scommesse è complicato come quello del baseball, quanto a regole da comprendere). Ugualmente è doveroso segnalare la buona prestazione del cast. Troppo bella e oca Beth (o graziata da troppa fortuna) caratterizzata in questo modo dalla sceneggiatura, alle cui indicazioni si attiene con slancio un'inedita Rebecca Hall, vista spesso in ruoli da rigidina, qui davvero prorompente. Willis è il capo-mentore che tutti/tutte vorremmo, paterno, spiritoso, generoso, in uno di quei ruoli in film poco commerciali che l'attore sembra prediligere ultimamente, posizionato com'è nella difficile (quanto ad assegnazione di parti) età di mezzo. Catherine Zeta Jones è un'ottima "Regina cattiva", Vince Vaughn fa lo sconvoltone come sempre. Curata anche la scelta dei comprimari che sono Joshua Jackson (Fringe),Frank Grillo (The Grey, Zero Dark Thirty e molte serie tv). Dal momento che anche il suo successivo film tv, Muhammad Ali's Greatest Fight, non ha riscosso molte critiche positive, confidiamo in un prossimo lavoro di Frears, buon regista che ci ha dato in passato film molto più interessanti.
Giudizio
- insipido
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