Da quanto tempo vivi negli States?
Ho lasciato Treviso nel 1998 e mi sono trasferito a Miami Beach dove ho vissuto nove anni per poi spostarmi a Los Angeles in modo da poter lavorare nel cinema e nella televisione.
Ti sei integrato bene?
Direi di sì, anche se è successa da subito una cosa abbastanza singolare: mentre in Italia io facevo prevalentemente il comico, lavorando sia con la RAI che con Mediaset, qui si vede che non sono simpatico a nessuno....infatti mi hanno sempre assegnato ruoli da cattivo.
Quali sono state le tue esperienze più significative?
Dire che le cose più grandi le ho fatte in televisione, prendendo parte a show abbastanza famosi come Gray's Anatomy e Terminator: Sarah Connor Chronicles. Poi ho fatto un pilot per la HBO, un film che si chiama Corrado, con Tom Sizemore e Frank Stallone ed infine una piccola comparsata nell'ultimo film di Star Trek. Però, in realtà, mi piace sempre ricordare come il lavoro più grosso...è stato uno che non ho fatto! (ride).
Cosa intendi?
Due anni fa sono andato a fare il provino per il film di Ron Howard Angeli e Demoni. Ho fatto un'audizione per il ruolo dell'ispettore Olivetti insieme ad altri 400 attori. Dopo il primo provino mi hanno richiamato altre tre o quattro volte snellendo sempre più il numero dei candidati fino a che non siamo rimasti soltanto in quattro. A quel punto sono andato in ufficio a conoscere personalmente Ron Howard, che peraltro è una persona squisita, e abbiamo discusso le caratteristiche del personaggio. Alla fine l'ha spuntata Pierfrancesco Favino; però è stata un'esperienza sicuramente positiva.
Qualche giorno fa, se non sbaglio, mi raccontavi che questa cosa di “sfiorare” le parti ti succede spesso...ma non è frustrante?
Sicuramente qualche volte mi farebbe anche piacere vincere (ride) ma devo ammettere che anche un'esperienza tipo quella che ti ho appena raccontato ti da fiducia e ti sprona ad andare avanti. Qualche mese fa mi è successa la stessa cosa per The Book of Eli; dopo le prime selezioni siamo rimasti in pochissimi, mi hanno chiamato a parlare con Denzel Washington, che era anche il produttore del film, ma poi mi hanno fregato sul filo di lana. Però, ripeto, se arrivi a questi livelli, vuol dire che sei apprezzato e, diverse volte, mi è capitato che lo stesso cast director per cui avevo fatto provini importanti mi chiamasse, magari il giorno dopo, per offrirmi qualcosa d'altro, in un altro film. Allora capisci che hai fatto colpo. Anche perchè Los Angeles è sicuramente una grande città, ma Hollywood è “piccola” e tutti si conoscono e, cosa più importante, parlano tra di loro; per cui se dimostri di essere uno bravo, che non crea problemi ed è disponibile, stai sicuro che il telefono comincia a squillare.
Dimmi qualcosa della comunità italiana che lavora ad Hollywood...
Non appena sono arrivato a Los Angeles ho cercato, ovviamente, di fare amicizia con altri italiani professionisti del settore pensando, ingenuamente, che tra compatrioti ci si potesse aiutare: scordatelo! Nel settore vige l'invidia e la competizione e non c'è spazio per la collaborazione. Non parliamo poi di lavorare in patria...
A proposito di questo, Mauro Borrelli nella sua intervista, mi raccontava come per lui sia impossibile far fruttare in Italia la sua esperienza e professionalità; anche per te è lo stesso?
Ci puoi giurare. Può sembrare un'assurdità ma un attore che lavora ad Hollywood e che ha accumulato anche un certo curriculum, nel momento che prova a far valere questo background in Italia non viene nemmeno preso in considerazione, ed è considerato quasi come l'ultimo arrivato. Inoltre, mentre in America, per un attore straniero, è molto difficile imporsi anche a causa dell'accento ecc., in Italia, dove vige l'esterofilia, succede esattamente il contrario e tutti i programmi televisivi e fiction sono pieni di stranieri che, in alcuni casi, parlano un italiano quasi incomprensibile. Questo non lo trovo giusto...
Un'altra cosa decisamente interessante è la tua esperienza nel campo della pubblicità americana...
Esatto. Si tratta di un settore molto interessante anche da un punto di vista economico visto che gli attori dei commercial, qui negli States percepiscono le royalties legate ai diversi passaggi televisivi; in poche parole: più fanno vedere lo spot, più tu ci guadagni. Cosa che, per un attore che ancora si deve imporre, è molto importante perchè ti consente di guadagnare e di poterti concentrare sulle audizioni senza dover fare un secondo lavoro part time per mantenerti. Nel 2006 ho fatto una pubblicità con la tennista Sharapova in cui mi si vede un secondo, però, visto che l'hanno passata tantissime volte durante i mondiali di calcio, ho guadagnato 54.000 dollari. Ultimamente, invece, sono stato meno fortunato. Infatti ho girato uno spot per la catena di fast food Carl's Junior in cui interpreto il ruolo di un cattivo para-mafioso, anche se la parola “mafia” non viene mai pronunciata. La pubblicità era anche divertente però è intervenuta l'associazione Italo-americana che si è lamentata del fatto che l'immagine dell'italiano viene sempre associata a quella del mafioso-assassino. Morale: mi hanno cancellato lo spot e io ho perso almeno 25-30.000 dollari!
Parlami della tua esperienza di lavoro come casting director: so che hai degli aneddoti curiosi...
Intanto lasciami dire che fare il casting director è un'esperienza incredibile: passando dall'altra parte della barricata, infatti, ti rendi conto di quanto sia difficile emergere in mezzo alle centinaia di attori che si presentano per lo stesso ruolo. Poi ho notato una cosa assolutamente bizzarra: almeno il 70% degli attori manda al casting un photobook taroccato In che senso?Nel senso che qui pensano tutti che per fare l'attore si debba essere per forza bellissimi e senza difetti, per cui, quando vanno dai fotografi a farsi le foto dimostrative se le fanno correggere con photoshop per apparire più belli, più giovani ecc. Per cui cosa succede? Da casting director faccio una selezione delle domande in base alle caratteristiche del ruolo da assegnare però, quando gli attori si presentano in carne ed ossa sono persone completamente diverse! E' una cosa veramente senza senso. Pensa che il fotografo che mi ha preparato il photobook mi voleva togliere le rughe...