Checco Zalone: L'ignoranza è forza

Di   |   24 Novembre 2009
Checco Zalone: L'ignoranza è forza
Quanta cattiveria in questa società/Nel confronto di chi tiene un'altra sessuità/Quanta gente che vi ingiuria/Quanta gente che vi attacca/Solo perché non vi piace la patacca/I uomini sessuali sono gente tali e quali come noi/Noi normali/Sanno ridere sanno piangere sanno battere le mani/Proprio come alle persone sani/I uomini sessuali non c’avranno gli assorbenti/Ma però c’hanno le ali/Per volare via con la fantasia da questa loro atroce malattia.È il testo di I uomini sessuali, l’esilarante canzone che Checco canta a una serata gay (credendo che l'omosessualità sia una malattia…) in Cado dalle nubi, l’esordio sul grande schermo di Checco Zalone, il cantante neomelodico di Zelig. Che in realtà si chiama Luca Medici.
Ci ha cantato questa canzone in anteprima, voce e chitarra, quando l’abbiamo incontrato questa estate a Roma, sul set del film: una villa arredata per l’occasione in stile nordafricano, con narghilè, cuscini e tappeti. Si stava girando la scena della festa a cui viene invitato Checco. E dove ripara un portasapone che aveva rotto facendo la calce con la cocaina. Il set era a Roma, ma nel film siamo a Milano. È qui che arriva Checco, da Polignano A Mare, provincia di Bari, per tentare la fortuna come cantante. Ignorante, semplice, candido, Checco arriva al nord per scardinare tutti i luoghi comuni, i razzismi e i perbenismi della nostra società. Facendo centro.
Com’è nato Cado dalle nubi?
La stagione fortunata di Zelig ha fatto sì che ci fosse un’attenzione verso i comici, e verso di me. In questo modo sono arrivate tutta una serie di proposte. Fino a che Pietro Valsecchi (produttore di Taodue, ndr) ci ha chiamato a Cortina, e anche questa è stata una situazione di spunto per il film. Io e Gennaro Nunziante (il regista di Cado dalle nubi, ndr) eravamo due “terroni” in questo mondo di opulenza. C’era anche una scultrice di “gnacchere” in marmo. Poi la sera a cena con un po’ di vino abbiamo raccontato questa storia. Ed è nato questo sodalizio.
Com’è il suo personaggio?
Nasce da quello che già conosce la gente: Checco è uno sgrammaticato, un ignorante. E fa di questa ignoranza la sua forza: perché non ha filtri. Per lui gli omosessuali sono i “ricchioni”, ma lo fa così in buonafede che gli vuoi bene. Può dire tutto, essere scorretto. Al mio amico di colore dico che sono pur sempre una persona bianca. La scorrettezza più assoluta, che però viene lasciata correre, è lo scudo per fare una certa comicità. Me ne vado insultando la mia stessa gente, dicendo: “terroni di m..”. Arrivo a Milano e dico a mio cugino, che non so essere gay, “ma non mi doveva capitare un ‘ricchione’ nel mio scompartimento?” Poi sono io stesso a insistere perché mio cugino si dichiari alla famiglia. Ma la cosa più divertente del film è quello che accade con la Lega. Un impresario, offeso dalla canzone I uomini sessuali, mi dice che c’è la sagra del peperoncino verde, invece mi porta a una convention di leghisti e canto la canzone U facimmo stu ponte. La canzone che canto inneggia al ponte di Messina, la storia di un calabrese che vuole il ponte perché ha un sacco di donne in Sicilia.
Quali altre canzoni ha scritto?
Angela, è la canzone che apre il film, dedicata alla mia fidanzata. In cui dico che avrò cura di lei, ma non a chiacchiere come Franco Battiato. Curerò proprio le sue malattie, come il cancro, e così via. Il film si apre così: finita questa canzone mi molla. Mi dice che sono povero, e le dico che tutti noi cantanti dobbiamo essere poveri all’inizio, che io lo faccio apposta, perché sennò non abbiamo cose da raccontare nelle interviste.
In Cado dalle nubi si parla anche di politica: che rapporto ha Checco con la Lega nel film?
Il padre della ragazza di cui mi innamoro è il presidente di una sezione della Lega. C’è una scena, a tavola, con Alberto da Giussano che sembra indicare me. Gli chiedo di venire in Puglia, e quando mi dice che loro lavorano gli dico: ti prendi una settimana di malattia, come fa mio cugino, che è un falso invalido. Gli sputo tutti i difetti del sud. In realtà il partito di cui è presidente il padre l’abbiamo chiamato il Partito del Nord. Tra le cose che faccio piscio nell’ampolla con l’acqua del Po. Ma la cosa più bella è quando si capisce che sono tutti meridionali.
La vediamo anche partecipare a un talent show…
Sì, partecipo a uno show tipo X Factor. La scena che mi piace di più è quella in cui vinco, e spezzo l’ipocrisia che c’è in queste manifestazioni: il vincitore di solito consola il secondo. Io invece lo insulto: “voleva vincere lui, ma vafan…”
Il personaggio di Checco a chi è ispirato?
È nato come parodia del cantante neomelodico napoletano. Alle prime uscite di Zelig era semplicemente questo: era un personaggio borderline, sempre al limite della legalità, che era il tema delle canzoni. Mi hanno influenzato le cose che faceva Gennaro Nunziante con Toti e Tata. Poi il personaggio è stato sviluppato a Zelig. Lo scorso anno c’è stata la fase delle parodie, ma mai l’imitazione: mostravo come Checco scriverebbe una canzone per Vasco o per Jovanotti. Poi Checco si è sviluppato da sé, ora è in una fase più matura. Un Borat all’italiana, a nudo di tutto: non sa niente, né che esiste la Lega, né la cocaina.
Le pesa mai il personaggio di Checco?
Mai. Mi pesa me stesso. Mi trovo più in imbarazzo quando devo parlare seriamente, come in questo momento, perché trovo che la mia persona non sia poi così interessante. Proverei imbarazzo ad andare in tv a esprimere la mia opinione su un tema. Io voglio solo far ridere, e cantare.