Kong: Skull Island: Recensione

Di   |   11 Marzo 2017
Kong: Skull Island: Recensione

 Apocalypse Then

Esiste una lontana Isoletta che non c’è, spersa nel Pacifico, irraggiungibile perché circondata da una cintura di nubi tempestose, percorse da scariche elettromagnetiche. Là con esattezza vogliono fermissimamente vogliono andare due eccentrici ricercatori del Progetto Monarch (uno dei quali è un incredibilmente dimagrito John Goodman), per scoprire i misteri di molte misteriose scomparse di navi e aerei (non bastasse il Triangolo delle Bermude).


Improvvidamente finanziati dal Governo USA (ecco dove vanno a finire i soldi dei contribuenti), ottengono anche una scorta armata proveniente dalle truppe che stanno per lasciare il Vietnam. Siamo infatti nel 1973 (capiremo poi perché) e viene loro assegnato un Colonnello (un Samuel L. Jackson cattivo come in un B Movie) in stress traumatico non ancora post, che non si capacita della resa americana e non vede l’ora di menare ancora le mani per dare un senso a tutto ciò. In uno dei peggiori bar dell’Indocina viene anche rastrellato l’avventuriero che farà da Cacciatore Bianco (un Tom Hiddleston notevolmente figo), mentre al gruppo si aggiunge anche un’impavida reporter (una Brie Larson ineditamente virile). Chiaro che l’isola nasconde segreti da far sembrare Ilsa Nublar un Club Méditerranée, tali da far pentire tutti di esserci finiti (tranne il Colonnello che non vede l’ora di far strage di ogni forma vivente). Infatti cosa fa un essere umano, riccamente fornito di mitragliatori, fucili, pistole, lanciafiamme, bombe, gas letali, napalm e altre amenità, quando capita in un ambiente ignoto? Usa tutto quel ben di dio, ovviamente. Facendo così, e giustamente, arrabbiare il super-enorme gorilla che domina l’isola. Molte cose ancora succederanno, per dare un senso a tutto ciò, fra cui la ricomparsa di un reduce della Guerra sul Pacifico, un simpaticamente sballato John C. Reilly. Ma non vogliamo raccontare tutto. Diremo che il film è la ricca versione in CG dei film giapponesi di mostri degli anni d’oro, i famosi Kaijū (come conferma la scena alla fine dei titoli di coda), anni dell’innocenza delle platee, che oggi forse dimentichi degli entusiasmi da cinefili, mugugneranno e rideranno delle assurdità di questo film, del militarismo da barzelletta del Colonnello, dell’impavido eroismo dell’avventuriero, dell’anima caritatevole della fanciulla, delle morti splatter dei vari personaggi e così via, fra mostri che fanno sembrare animaletti da salotto i dinosauri di Jurassic. Non mancherà una manona a sorreggere una biondina, anche se qui manca l’allusione sessuale che invece permeava i vecchi film sul caro gorillone, che nessuno vuol vedere morire, precipitando dall’Empire. Qui grattacieli per fortuna non ce ne sono e siamo più dalle parti di Godzilla. Si cerca di fare un po’ di humor e a tratti ci si riesce, ma non abbastanza per fare del film un’operazione del tutto riuscita. Mentre la fantasiosa imbarcazione dei fuggiaschi risale il fiume, invece che i Rolling di Apocalypse Now echeggiano i Creedence. Il pistolotto del Colonnello evoca scenari contemporanei (i militari ammazzano per difendere i civili al caldo nei loro letti, che poi sono i primi a disprezzarli). Quando Reilly dice di essere reduce dalla guerra, uno dei giovani soldati chiede distrattamente “quale?”. Ma a contare sono il gorilla e gli altri bestioni, i bisonti/mufloni, il polipone, il super-ragno e ovviamente gli orridi rettiloni che arrivano dal Centro della Terra. La storia è di John Gatins (Flight e Need for Speed) e scrive la sceneggiatura uno stimabile, Dan Gilroy, che ci ha dato l’ottimo The Nightcrawler e Bourne Legacy (e l’originale The Fall di Tarsem Singh), mentre siamo più scettici sull’apporto di Max Borenstein (la malriuscita serie tv Minority Report). Il regista Jordan Vogt-Roberts viene dalla serie tv ma maneggia bene il suo bel budget da 200 milioni di dollari, nel tripudio di effetti di ogni genere e ricostruisce un habitat affascinante (il film è stato girato in Australia, Hawaii e Vietnam), una versione enhanced di tutte le giungle infide, delle lande preistoriche, dei remoti luoghi inesplorati visti finora nel cinema fantastico. Tom Hiddleston mette un altro mattoncino alla sua immagine più virile, forse in vista di 007 come si mormora, non nero di capelli come per Loki, ma più sul castano come è lui al naturale. Però dovrebbe ripulire il web, che è inondato di sue immagini “pucciose” da biondino, perché così si confondono le idee al pubblico.

 

Giudizio

  • Venghino Siori! Venghino!
  • 6/10