Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra: Recensione

Di   |   07 Luglio 2016
Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra: Recensione

 

A New York c’è proprio di tutto

Le quattro note Tartarughe Ninja non sono più dei simpatici cuccioloni un po’ materiali, ai quali per divertirsi bastano pizza e Knicks. Ormai sono degli adolescenti con il desiderio di affermazione al di là del gruppo e vivono la loro forzata “invisibilità” con qualche patema d’animo.


In questo secondo episodio, dopo il reboot del 2014, il malvagio Shredder riesce a evadere, finisce teletrasportato per errore al cospetto dell’orrido Krang (una specie di molliccio cervello parlante trasportato da un esoscheletro), che gli dona una sostanza che trasformerà in animali mostruosi i suoi due aiutanti più stupidi (Bebop e Rocksteady che diventano un facocero panzone e un rinoceronte), attraverso la quale conquisterà il nostro mondo. Shredder però dovrà restituire questo favore, come da tradizione malavitosa, e ignora che così facendo andrà incontro a una sorpresa brutta perfino per lui. Ma se il liquido riesce ad ottenere un simile scopo, potrà fare anche l’opposto, pensano un paio di tartarughe, quando riescono a sottrarlo a Shredder, e a trasformarle in quattro esseri umani, che si potrebbero finalmente mostrare al mondo e prendersi la sacrosanta riconoscenza dell’umanità in prima persona. E questo darà luogo a qualche screzio interno con conseguenti errori tattici. Ma, pur con qualche problema di gestione famigliare, la Tartarughe Ninja non sono disposte a rinunciare alla loro diversità. Non siamo noi a doverci adattare al mondo, anzi, al contrario, specie se si sta facendo del bene (tentativo non pervenuto di donare alla storia un minimo di spessore emotivo). Quello che conta è la movimentatissima cornice, come ci si aspetta da un film prodotto da Michael Bay (con piccola citazione dei Transformers), che ama sempre distruggere molte macchine vere durante i film cui mette mano. A dirigere è invece David Green, con molte scene spettacolari d’azione frenetica, che mettono in secondo piano gli interpreti umani. Megan Fox è sempre una volitiva giornalista, Stephen-Arrow-Amell fa il poliziotto appassionato di Hockey. Vernon, quello che si prende i meriti dell’eroismo tartarugoso, è di nuovo affidato al simpatico (altrove) Will Arnett, Shredder è Brian Tee, interessante faccia da villain orientale, e Laura Linney è un lungimirante capo della Polizia. Il film scivola insomma sui soliti binari, come era lecito aspettarsi. Ma niente di più, il fumetto originale è ormai perso di vista. Solo per nostalgici

 

Giudizio

  • Per bambini cresciuti
  • 5/10