Cenerentola: Recensione

Di   |   13 Marzo 2015
Cenerentola: Recensione

Be Kind, Be Brave

Torna la fiaba più simpaticamente nefasta, quella che più ha nuociuto alle donne ma di riflesso anche agli uomini, per l'inevitabile influenza sull'immaginario femminile. Colpevole di avere generato aspettative impossibili da esaudire, viene regolarmente somministrata per di più a soggetti in tenerissima età, privi delle adeguate risorse immunitarie. Ma così va il mondo. Dall'anno in cui prima Charles Perrault (1628/1703) e poi i Fratelli Grimm (un secolo più tardi) hanno scritto questa favola immortale, che ha origine nella notte dei tempi, tante cose sono cambiate per l'umanità, ci sono state guerre, invenzioni, rivoluzioni politiche e di costume.


Ma siamo ancora qui a raccontarci di Cinderella e della matrigna cattiva e delle sorellastre perfide e della fata buona e pasticciona. E di lui, naturalmente, del Principe Azzurro, e del suo Castello naturalmente. E chi se non Disney, che di quel castello ha fatto logo, poteva nuovamente divulgare il verbo su grande schermo, per l'imperitura felicità delle masse assetate di romanticismo? Non si cerchino nuove, rivoluzionarie, innovative letture, Kenneth Branagh ne fa una versione tradizionale, con effetti visivi eccelsi, di grande ricchezza estetica, grazie alle sontuose scenografie di Dante Ferretti (coadiuvato dalla moglie Francesca Lo Schiavo) e ai fiabeschi abiti di Sandy Powell. La sceneggiatura di Chris Weitz cerca di rendere più attuale il rapporto fra i due protagonisti (bella ragazza povera e assennata e bel principe ricco e assennato pure lui), aggiungendo alla fascinazione reciproca un più moderno interesse per la personalità e il carattere. C'è anche il tentativo non troppo approfondito di indagare le cause della malvagità della matrigna, in linea con l'attuale tendenza a motivare i comportamenti dei "cattivi" (cattivi non si nasce, si diventa), operazione già eseguita con Grimilde nei due trattamenti di Biancaneve e soprattutto e con ottimi risultati su Malefica. Il resto è una ricca messa in scena di una storia notissima, rispettata in tutta la sua iconografia. Sono esclusi i dettagli più sanguinosi, che nella storia originale invece sono ben presenti, per cui nessuna sorellastra subirà alcuna mutilazione. Il messaggio finale, più e più volte ripetuto anche per i più duri di comprendonio, è "sii gentile, sii coraggiosa", e anche pietosa, perché Cinderella non si vendica di nessuno (brava lei), assurgendo insomma a quella superiore nobiltà d'animo che è garanzia certa di vittoria sui mali della vita e, di conseguenza, di felicità. Così raccomandano i due affettuosi genitori a Cenerentola, cosi sembra stare a cuore alla Disney, così è la famosa "morale della favola". Della favola, appunto... Continuate a sognare, come si diceva alla fine di Pretty Woman, che come ben sappiamo era una Cenerentola pure lei.

 

Giudizio

  • Un classico classicamente riproposto
  • 7/10

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