McConkey: Recensione

Di   |   25 Novembre 2013
McConkey: Recensione

L'insostenibile voglia di volare

Breve la vita felice di Shane McConkey (1969/2009), come forse lo sono le esistenze di coloro che riescono a vivere della propria passione fino alle estreme conseguenze, come purtroppo tanti altri prima di lui, né lui sarà l'ultimo, sempre alla ricerca della discesa più precipitosa, del volteggio più ardito, della sfida più originale. Abbiamo già conosciuto in altri film-documentari personaggi come Candide Thovex (Few Words) o Travis Rice (The Art of Flight), senza dimenticare i più ludici ma ugualmente estremi membri del Team di Travis Pastrana (Nitro Circus), tutti sognatori che cercano di staccarsi dalla terra, di sfuggire alla legge di gravità, di librarsi nell'acrobazia perfetta.


Figlio di sciatori, rimasto solo con la madre all'età di tre anni per abbandono del padre, che ha imparato a conoscere dai video delle sue prodezze, Shane cresce in simbiosi con la neve. Pessimo scolaro, frequenta comunque il college ma con risultati assai scarsi e viene anche scartato alle selezioni per la Nazionale di sci americana, forse troppo indisciplinato e ostile alle regole, e inizia ad appassionarsi al Freeskiing. Seguono alcuni anni bui dopo la fine del college, anche di ristrettezze economiche. Poi in un momento in cui tutto sembra fermo e senza sbocchi, la folgorazione, la visione film The Blizzard of AAhhh's, il primo sullo sci estremo. Shane comprende quale sia la sua strada e nel giro di pochi anni rovescia in positivo la sua situazione: diventa campione di Estreme Skiing nel '95 e finalmente cominciano a fare un po' di soldi. In cerca di nuove sfide, ridisegna gli sci da fuori pista su modello di sci nautici anni '70 per conseguire mete estreme. E ci riesce e arrivano successo, premi, fama. Si inventa anche il paradossale personaggio di Saucer Boy per mettere in burla certi personaggi del "circo" della neve, ampliando la sua notorietà. Ma si stanca presto anche del Freestyling e si appassiona al Base Jumping ("C'è qualcosa di stupendo nell'essere spaventati" diceva). Inevitabile per uno come lui finire in una tuta alare come Patrick de Gayardon. Perché l'uomo non sa volare ma dai tempi di Icaro non ha mai smesso di provarci. McConkey comincia così a gettarsi dai dirupi in base jump con gli sci e la tuta alare, una folle combo. Shane è morto il 26 marzo 2009 durante l'esecuzione di un salto di questo genere dal Sasso Pordoi in Trentino. Come dicono i suoi amici nel documentario che raccoglie filmati d'azione, video girati dallo stesso Shane e testimonianze degli amici più vicini e della moglie, "quando qualcosa va storto, va storto molto in fretta ". Nonostante il dolore della famiglia e il lutto degli amici, tutti pensano che "Shane potrebbe rimpiangere di essere morto ma non di aver vissuto come ha vissuto". Sono vite spericolate che ricordano quelle di tanti altri rappresentanti di specialità estreme, di cui spesso il grande pubblico non sa nulla, personaggi che non riusciamo a immaginarci mentre invecchiano seduti davanti a un televisore. Sui titoli di coda scorre la sequenza in cui finalmente McConkey era riuscito a emulare uno stunt che lo aveva appassionato da piccino, quando nel 1977 aveva visto il film di 007 La spia che mi amava. Il documentario, prodotto da Red Bull Media House in collaborazione con Matchstick Productions, supportato e voluto dalla moglie Sherry, ha riscosso successo presso la critica al New York Tribeca Film Festival e al San Sebastian Film Festival in Spagna e ha registrato il tutto esaurito di fronte a folle di fan a Squaw Valley in California, luogo dove Shane ha compiuto molte prodezze. Il 2 aprile 2011 Shane McConkey è stato inserito nella Ski USA e Snowboard Hall of Fame. Il film sarà proiettato nelle sale del circuito The Space nelle giornate del 25, 26 e 27 novembre, all'interno del palinsesto The Space Extra, che continua nella proposizione del suo interessante palinsesto fatto di contenuti alternativi. Tutti i proventi del film andranno in un fondo costituito in nome della famiglia di Shane McConkey. Già il film The Art of Flight era "dedicato a quelli che abbiamo perso mentre facevano ciò che amavano", questo vale anche per McConkey.

Giudizio

  • In memoriam
  • 8/10

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