Venere in pelliccia: Recensione
Di Giuliana Molteni | 14 Novembre 2013Sotto lo stiletto
Thomas, un regista e autore teatrale di mezza tacca, sta cercando di mettere in scena in un cadente locale periferico la sua versione di Venere in pelliccia, scandaloso romanzo scritto da Leopold von Sacher-Masoch nel 1870. Alla fine delle fallimentari audizioni, si presenta Vanda, un'aspirante attrice matura, volgare, sfrontata, insistente, l'esatto contrario dell'ideale femminile vagheggiato dal regista. La donna misteriosamente conosce tutto il testo, ha nella borsa gli abiti adatti, sa perfino come posizionare le luci e, sotto lo sguardo incredulo dell'uomo, "diventa" la protagonista della pièce, che casualmente si chiama Vanda anche lei, incarnandosi nel personaggio.
Poco alla volta, battuta dopo battuta, i dialoghi mischiano realtà e finzione, i ruoli di confondono e ribaltano, protagonisti della commedia, regista e attrice, dominatore e dominata, uomo e donna, tutto si confonde. Come si volesse suggerire che è bene non fermarsi mai alla superficie delle cose, limitandosi all'osservazione superficiale dei ruoli che la società ci ha attribuito, sovrapponendoli alle nostre reali pulsioni. Del resto, come viene detto all'inizio e alla fine della storia, "L'onnipotente colpì l'uomo e lo consegnò nelle mani della donna". La parabola narrativa porta alla giusta punizione per l'arroganza intellettuale dell'uomo, per scuotere e incrinare la sua sicumera, per forzarlo ad arrivare dove non osa confessare nemmeno a se stesso. Fa riflettere che Roman Polanski, costretto a una forma di limitazione della sua libertà anche dopo la soluzione dei suoi ultimi problemi legali, abbia ambientato i suoi due ultimi film, questo e Carnage, all'interno di un microcosmo, in locali chiusi in cui i personaggi giocano al reciproco massacro. Ma sono solo supposizioni, al di là delle quali Venere in pelliccia è un ottimo esempio di regia cinematografica di un lavoro teatrale (Polanski oltre a dirigere scrive la sceneggiatura), arricchito da un'elegante messa in scena, con splendide luci del fidato Pawel Edelman, belle musiche di Alexandre Desplat e piccole raffinatezze formali. Intrigante esercizio teatrale, tratto dalla commedia di David Ives, Venere in pelliccia vede in scena unicamente i due protagonisti: Mathieu Amalric, nel quale è facile adombrare lo stesso Polanski, anche perché la donna che lo domina suo malgrado, ma anche con la sua complicità, è sua moglie da 24 anni, Emmanuelle Seigner, seducente e tentatrice come non mai. Nessuno come Polanski, dai tempi di Il coltello nell'acqua, riesce a venare di humor grottesco situazioni sulle quali grava una sottointesa minaccia, che potrebbe portare a esiti drammatici. Cosicché resta impressa l'inquietante danza della Baccante, nella quale la bellissima signora si esibisce nel finale, trionfalmente, primitivamente nuda.
Giudizio
- cerebrale ma coinvolgente
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