MovieSushi

My Generation

London Was The Place

di
A Londra negli anni ’60 c’era già Michael Caine, anzi c’era ancora Maurice Joseph Miklewhite Jr, nome cambiato perché troppo lungo per un ragazzo che voleva, fortissimamente voleva, diventare attore. E c’erano i Beatles e i Rolling Sones e Marianne Faithfull e gli Who e Donovan e Steve Winwood e gli Animals e una schiera di altri artisti, nomi divenuti immortali. E c’era Mary Quant e Vidal Sassoon. E il fotografo per eccellenza della Swinging London, David Bailey, e le modelle come Jane Shrimpton e Twiggy. E mitiche strade come Carnaby Street e negozi come Biba, al secondo posto come luogo da visitare a Londra dopo il Tower Bridge e prima di Buckingham Palace. Mentre dall’altra parte dell’oceano si agitavano i giovani che rifiutavano la guerra del Vietnam e la disparità di diritti civili oltre che la way of life dei genitori, la protesta inglese lottava contro un ambiente ancora più opprimente, contro incrollabili pregiudizi e un paralizzante classismo. Era l’esplosione, dal basso, della cultura Pop. Le donne volevano la pillola, le gonne corte, gli uomini volevano i capelli lunghi e rompere con le tradizioni. Nessuno voleva il futuro dei genitori, che rimpiangevano un passato francamente indifendibile. Era una rivoluzione sociale, di costume, sulle note di musiche anch’esse di rottura rispetto al passato. Tutto doveva essere libero, istruzione, sessualità, comportamenti, abbigliamento, acconciature, musica, cinema, le radio, le droghe, la vita insomma. Nell’ottimo documentario diretto da David Batty, Caine ci fa la divertita e nostalgica guida di un momento irripetibile, e non solo per lui, che in quel movimento si trovava in posizione privilegiata ma non per diritto di classe, per puro merito personale, per aver lottato contro regole che lo avrebbe voluto al mercato del pesce come il padre, nella rigida e impenetrabile gerarchia di classe, difesa follemente anche da chi ne era vittima. Una quantità enorme di filmati tutti inediti, si intreccia con una minuziosità anche formale, che si impone all’attenzione, con le parti girate oggi, vecchi spezzoni di film, filmati televisivi, reportage d’attualità di quei tempi, fotografie. Di molti dei protagonisti di allora si sentono solo le voci di oggi, mentre dialogano con Caine, che è l’unico che compare nel suo aspetto attuale, un grande, meraviglioso vecchio di 85 anni, che vanta le sue radici Cockney, proletarie, che ha fortemente voluto questo progetto. Gli altri sono i sopravvissuti, perché il documentario non manca di parlare dei lati negativi di quello sfondamento, di quella sbornia colossale di libertà. Per ignoranza, per sottovalutazione, per incoscienza, molti sono morti per eccessi vari. Ma chi è qui ancora ha parlarne ha tratto molteplici insegnamenti da quegli anni, e l’hanno fatto non solo gli artisti famosi, ma tutta la gente comune che in quegli anni stava crescendo. Come tutti gli tsunami, l’ondata si gonfia, arriva, dilaga e poi si ritira. Ci si rende conto solo dopo di come il paesaggio sia cambiato, di chi sia sopravvissuto, di cosa sia rimasto in piedi. Come le persone, anche la società è fatta di tutto ciò che è avvenuto in precedenza, strato su strato per diventare come è adesso. Senza quegli anni sarebbe stata diversa. Migliore, peggiore? Chi può dire. C’è stata per un attimo l’illusione del cambiamento radicale, della possibilità dello scambio fra classi sociali, del miglioramento della vita di tutti, soprattutto della possibilità di scegliere. In una società dove (dice Caine) si insegnava “a essere servi di quei padroni che noi non saremmo mai diventati”. Poi ci hanno pensato quei padroni con un paio di crisi economiche mondiali (provocate/volute) a rimettere le cose a posto, a risospingere indietro chi credeva di continuare ad avanzare senza però continuare a lottare. Ma, come ancora dice Caine: mai guardare indietro con rabbia, guardare avanti con speranza. Oggi va tanto di moda parlare male di quegli anni, perché, si dice, non è stato fatto abbastanza. Non c’è che alzare lo sguardo dai cellulari e ricominciare a fare ancora meglio. Soundtrack sublime (ma che ve lo diciamo a fare). Meritoriamente distribuisce I Wonder Pictures dal 22 al 29 gennaio.
 
 
 

L’ultimo dei giovani “arrabbiati”

9