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Ghost Stories

Credere, non credere….

Il Professor Goodman è un ometto solitario, di sofferta origine ebrea, che di mestiere smaschera i ciarlatani che lucrano sul dolore altrui, maghi, mentalisti, medium, e via enumerando. Cresciuto nel mito di un famoso ricercatore che anche lui indagava e smontava casi definiti paranormali, lo incontra ormai decrepito e incarognito. L’uomo gli sottopone tre casi da risolvere, casi inspiegabili che lo hanno convinto di avere sprecato la vita, negando qualcosa che invece, chissà forse, esiste.
Goodman abbocca e si avventura lungo una strada che lo porterà molto più lontano di quanto avrebbe mai potuto, voluto, immaginare. I tre casi su cui il Professore indaga sono tre piccole storie di normalissimo, elementare horror, appena inquietanti se si accetta di stare al gioco. Con l’entrata in scena del protagonista del terzo caso, affidato al sempre ottimo Martin Freeman, tutto cambia. Ghost Stories è un piccolo divertissement horror che potrebbe essere una lunga puntata (composta di tre episodi legati da un incipit e una conclusione) di qualcosa ai confini della realtà, con un finale aperto a più di un’interpretazione. Cerchiamo il Male nel sovrannaturale, immaginiamo fantasmi, demoni. Ma il Male può essere tante altre cose, in questa e non in altre dimensioni e la spiegazione sta dietro la porta. Forse. Ottimo cast. La sceneggiatura nasce dallo spettacolo teatrale, scritto dai due registi, uno dei quali, Andy Nyman, è anche protagonista. Aveva debuttato a Liverpool nel 2010, andando incontro ad anni di repliche sia a Londra sia in Australia. Dyson è inoltre uno dei fondatori del gruppo di artisti inglesi che ha formato The League of Gentleman, che vede fra i suoi soci anche Mark Gatiss (Doctor Who e Sherlock come scrittore e interprete), tutta gente spiritosa e geniale, mai banale.
 
 
 
 
 
 
 

insolito

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