Lady Bird
Uscire dal nido
di Giuliana Molteni •
O dell’immutabilità della provincia americana. Da dove arrivano, cosa è successo nella giovinezza alle tante ragazze “mumblecore” che in questi ultimi anni abbiamo visto nei film indipendenti americani alla ricerca faticosa della loro felicità? Un po’ ce lo racconta la regina dell’ambiente, quella Greta Gerwig, spesso anche artisticamente a fianco del partner Noah Baumbach, con toni grazie a dio meno “mumble” del previsto ma pur sempre senza uscire da canoni di genere consolidati. Anni ’90, Sacramento California. Christine è una ragazza che sogna di fuggire da quello che lei vive come un ambiente oppressivo, castrante. Vuole andare a studiare a New York, lontano dai suoi genitori, coppia che con fatica ma esemplare senso del dovere manda avanti una famiglia faticosa. Christine, che si fa chiamare Lady Bird, fatica a integrarsi con i soliti amici/compagni della sua High School, si sente a disagio dovunque, non trova l’amore, è imbarazzata dai problemi economici della famiglia. Le capiterà la solita tipologia di scontenti, l’outing di un boyfriend, lo snobismo dei piccoli ricchi di provincia, le aspirazioni frustrate dai mutui da pagare, la crisi economica con conseguenti licenziamenti. La vita vera, al di là dei suoi afflati letterari. Dato che è cosa giusta contestualizzare, anche al netto dalle polemiche per le parole pronunciate dalla Gerwig nei mesi scorsi (Metoo, Time’s Up e vari movimenti di rivalsa femminile), Lady Bird, che ha un’indubbia base autobiografica, ci sembra un film ampiamente sopravvalutato, certo gradevole e ben recitato ma che non aggiunge una virgola a quanto già detto da molti altri autori nel passato, con in più la curiosa sensazione che il film potrebbe essere ambientato negli anni ‘50/60 invece che ’90. Ma forse il problema è quello, l’immobilismo di certi luoghi, la perenne difficoltà degli adolescenti nella relazione con il mondo adulto, il moralismo sempre soffocante, l’altrove sempre mitizzato dove fuggire e trovare se stessi, anche se poi spesso solo a posteriori ci si accorge del valore di quanto si lascia alle spalle, in una fuga che non sempre porta dove si sperava. Solo voltandoci indietro dopo essere andati lontano, qualche volta troppo lontano, si comprende l’importanza (anche il peso) di radici che non ci toglieremo mai di dosso. Non è che non si sapesse, non è che letteratura e cinema non ce lo abbiano narrato mille altre volte. E allora perché tanti osanna proprio adesso? Meditiamo…..
Caruccio
6