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L’ora più buia

La casualità della Storia

di
Alla fine degli anni ‘30 la Germania di Hitler era ormai dilagata per l’Europa, occupando (“annettendo”), nella miope accettazione del resto del mondo, Austria, Cecoslovacchia e infine Polonia, nel 1939. Nello stesso anno era poi passata alle prime azioni contro Francia e Gran Bretagna, che porteranno all’inizio dell’invasione via terra nel 1940, passando da Belgio e Paesi bassi (dopo aver occupato Danimarca e Norvegia), arrivando in pochissimo tempo quasi alla Manica, ultimo baluardo che storicamente ha sempre diviso la Gran Bretagna dal continente in tutte le guerre. Là, nel maggio/giugno del 1940 stava massacrando gli avanzi dell’esercito francese e inglese sulla spiaggia di Dunquerque, eventi che immaginiamo oggi più noti, grazie al recentissimo film di Christopher Nolan. In Gran Bretagna il non-interventista Chamberlain, giubilato ma non domo nei suoi intenti collaborazionisti, deve dare le dimissioni e al suo posto viene eletto il poco popolare Winston Churchill, onusto di scarsa gloria dopo sue precedenti defaillance fra le quali la principale era stata il fallimento della campagna di Gallipoli, durante la Prima Guerra. In seguito si era ritrovato, negli anni ’30, relegato ai margini del suo ambiente e di entrambi i partiti, liberali e conservatori. Churchill, isolato e poco sostenuto politicamente e pure non molto gradito a Re Giorgio VI (padre di Elisabetta, protagonista del famoso film Il discorso del Re), che era succeduto a Edoardo VIII dopo la sua abdicazione (la sua storia è narrata in WE, diretto da Madonna), aveva chiarissimo che di Hitler non ci si poteva fidare, che con Hitler non si poteva, non si doveva trattare. Priva del sostegno americano fino alla fine del ’41, la Gran Bretagna sosterrà l’urto della guerra da sola (“Anche se un gran numero di antichi e famosi Paesi sono caduti o possono cadere nelle grinfie della Gestapo e di tutto l’odioso apparato del dominio nazista, noi non capitoleremo, andremo avanti fino alla fine”). Da Primo Ministro nel giugno del 1940, pronuncia il famoso discorso di insediamento “Non posso promettervi altro che sangue, fatica, lacrime e sudore”. Questo velocissimo riassunto lo scriviamo solo per far meglio comprendere, anche a chi fosse digiuno di storia contemporanea, la difficoltà della situazione in cui Churchill si muoveva e la grande drammaticità del momento. Il film L’ora più buia, diretto da Joe Wright (Espiazione, Anna Karenina, Coco), gran ricreatore di momenti storici, su sceneggiatura di Anthony McCarten (La teoria del tutto), si concentra su questo momento, sulle incertezze, sui dubbi nel prendere decisioni che dovevano essere immediate, legati non solo all’opposizione di molto altri politici ma anche per il terribile peso che quelle scelte avrebbero posto su ogni cittadino. Sappiamo come è andata. Fa riflettere però su quali fragili casualità si basi la storia dell’umanità, come le sorti del mondo possano volgere da una parte o dall’altra per motivi futili, perché a volte epocali decisioni si prendono in base a mere rivalità personali, per semplici ripicche, per piccini calcoli. Qui la rivalità fra Churchill e l’ala di oppositori capitanati da Halifax avrebbe potuto condizionare il futuro del mondo, come in una di quelle cupe narrazioni che tanto ci piace vedere al cinema o nelle serie tv, il mondo spartito fra tedeschi e giapponesi, dopo la vittoria del Terzo Reich. Per fortuna (personalmente la riteniamo una fortuna) allora Churchill ha imposto la propria scelta e ha saputo chiamare a raccolta il paese dietro di lui, con l’appoggio anche della Famiglia reale che aveva rifiutato di riparare in Canada, scegliendo di restare a Londra sotto i bombardamenti. Altri tempi, altri re, altri politici, altri popoli. Interpretazione spettacolare di Gary Oldman, perché riesce a far trasparire tutta la sua immensa bravura di attore sotto l’incredibile trucco prostetico (opera di Kazuhiro Tsuji, artista iperrealista, specialista in make up, al lavoro in Benjamin Button, Looper e Il pianeta delle scimmie, per citare solo qualche titolo). Perché il trucco da solo non fa il personaggio. Come in tutti i film storici inglesi grande cura anche nella scelta dei comprimari fra cui si distinguono Ben Mendelsohn e Stephen  Dillane, oltre che Lily James, l’adorante segretaria, e Kristin Scott Thomas, la fidata, ironica consorte. Un vero delitto immaginare l’estrema cura impiegata dagli attori per rifare gli accenti, le inflessioni dei protagonisti, annullata dal doppiaggio, se c’è un film da consigliare in originale, è questo.
 
 
 
 
 
 
 
 

Per pubblico adulto

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