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Jumanji – Benvenuti nella giungla

La vita è un gioco?

di
Come può oggi un obsoleto gioco da tavolo, furbo e subdolo però in quanto magico, attrarre a sé un giovane dei nostri giorni tecnologici? Nel 1996, cioè un anno dopo i fatti narrati nel film di Joe Johnston con Robin Williams, lo può fare mutandosi in una cartuccia da console. Molti anni dopo il gioco diabolico, abbandonato in un polveroso scaffale di un liceo, colpirà ancora. Quattro liceali ciascuno afflitto da qualche “turba” esistenziale, finiscono risucchiati dal misterioso gioco, dopo che ciascuno ha imprudentemente scelto a caso un proprio avatar. Si ritrovano catapultati in un mondo sconosciuto, con prove sempre più difficili da affrontare, vivendo sulla propria pelle gli ostacoli da affrontare per superare il percorso del gioco e tornare a casa. Pretestuosamente definito sequel o forse remake, il film diretto da Jake Kasdan (Walk Hard, Bad Teacher, Sex Tape), figlio del noto regista Lawrence, riprende il famoso gioco tratto dal libro di Chris Van Allsburg, che qui fa solo da spunto per quello che è semplicemente un godibile film di avventura per famiglie, dove l’idea più “forte” è quella di reincarnare i protagonisti in tipologie che sono al loro opposto. Lo sfigato nerd (ma se si facesse uno shampoo comunque migliorerebbe) si ritrova nei muscoli e nella pelata di Dwayne Johnson che regge il gioco con il solito humor; la bella del liceo, cellulare e social-addicted, finisce in un professore alquanto gay (Jack Black e non propriamente un adone); la secchiona dimessa è una super-eroina stile Lara Croft, incapace però di seduttività; il nero quarterback dal cervello non sviluppatissimo diventa un antropologo coltissimo ma basso e pavido. Il tutto offre pretesto per diversi scambi di gag prevedibili, alcune spassose, con implicito un piccolo messaggio, nell’invito a cercare dentro di sé la propria vera natura, non facendosi condizionare dal “guscio” esterno. Facile da proporre, meno da applicare.
 

divertente, senza pretese

7