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Il ragazzo invisibile – Seconda generazione

X-Men all’italiana

di
Ritroviamo il ragazzino Michele vittima di un lutto inconsolabile. Sempre più isolato e introverso, non riesce nemmeno a fare buon uso del suo super-potere, che alla fine del precedente film avevamo visto anche suscettibile di grande incremento. Ma sbuca una misteriosa ragazza anche lei dotata di speciali poteri, che lo porta a conoscere altri come lui, fra cui una persona che Michele non si aspettava proprio di incontrare. Con l’entrata in scena di questo personaggio, dato per scomparso sui titoli di coda del film precedente, la storia prende una deriva alla X-Men, con conflitto fra personaggi “speciali” che devono vendicarsi di un gruppo di “cattivi” (tutti russi, militari e oligarchi), che hanno cercato biecamente di sfruttare le loro qualità straordinarie, per puro interesse. Non tutti i buoni però sono tali e per il frastornato Michele ci saranno altre sorprese (si fa per dire).

Delude e moltissimo il sequel del film girato da Salvatores nel 2014, che pur già ampiamente derivativo era sembrato un dignitoso tentativo di appropriarsi di un immaginario che pure non fa parte delle nostre radici cultural/pop. Qui un avvio alla Sense8 (Wachowski) poi si adagia su una clonazione dei personaggi Marvel (compresi i Fantastici 4) senza mai arrivare neanche lontanamente all’altezza del modello originale. I personaggi adulti sono semplici figurine modellate su più illustri originali, la trama orecchia vanamente storie di ben altro spessore e gli attori chiamati a interpretarli sono costretti a una recitazione enfatica per sopperire alla carenza di scrittura. Gli attori giovani sono semplicemente cani, per dirla brutalmente come René di Boris. Ludovico Girardello, esordiente a suo tempo, non ha impiegato questi tre anni a studiare recitazione, grave errore. Impressionante in negativo Galatea Bellugi, che dovrebbe parlare con accento straniero (facilitata ci dicono dalla sua nazionalità italo/francese), che però ogni tanto scivola in un italianissimo influsso dialettale. Non si può nemmeno andare avanti a sdoganare certi film italiani solo perché “coraggiosi” tentativi di fare film di genere, che però sono così estranei al nostro temperamento da risultare alla fine fallimentari. Né qualche FX di discreto livello può essere sufficiente a far gridare alla meraviglia. Non abbiamo apprezzato nemmeno l’uso invadente della colonna sonora, canzoni anche belle ma sprecate, che irrompono nelle orecchie a suggerire (per chi segue il testo) e sottolineare stati d’animo e situazioni, così, per essere sicuri che lo spettatore capisca.
 

Citare, copiare?

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