MovieSushi

Benedetta follia

Cambiare si deve

di
Viene voglia di parafrasare il noto detto “non ci sono più le mezze stagioni” per cominciare a parlare del nuovo film diretto e interpretato (e scritto insieme a Nicola Guaglione e Roberto Marchionni, quelli di Lo chiamavano Jeeg Robot) da Carlo Verdone. Perché anche nella maggior parte delle commedie italiane ormai non esistono più le mezze misure, i mezzi toni e si tende a caricare, a colorare, a sovreccitare. Premettiamo che, come dicevamo anche per il film di Albanese, il trailer rende un’idea di Beata Follia peggiore di quanto poi non sia, e la famosa gag del cellulare (sconfortante) inserito dove si può immaginare (non è spoiler perché abbondantemente inserita appunto nel trailer) che è il punto più basso della storia, Verdone cerca di risolverla aggiungendo qualche dettaglio surreale. Così come surreale è l’onirico balletto sotto effetto Ecstasy che però risulta curioso ma incongruo. Come il film di Albanese, del resto, racconta la storia di un incontro fra un borghese infelice e una borgatara senza speranza che, senza indulgere in romanticismi fuori luogo, sorpresa sorpresa, si miglioreranno a vicenda, perché capaci di imparare dai propri errori. Guglielmo, rispettabilissimo e facoltoso proprietario di un grande negozio di articoli sacri ereditato inesorabilmente dal padre, ha lasciato che la vita lo ingrigisse e ammosciasse, nella frequentazione degli ambienti clericali. L’amore di gioventù, divenuta sua moglie, si stanca di un marito tanto cambiato e dopo ben 25 anni di matrimonio lo lascia e per di più per una donna, commessa nel loro negozio, aggiungendo sbigottimento al dolore. Guglielmo si trova costretto ad assumere una nuova dipendente e così la sua piatta e disperata esistenza incrocia quella della travolgente (e travolta) Luna, interpretata da Ilenia Pastorelli, lanciatissima dopo Lo chiamavano Jeeg, che rifà in chiave comica il suo precedente personaggio (ma deve fare attenzione a non restare legata al cliché). Qui è una ragazza delle periferie di esplosiva, curvilinea bellezza ma dalla tragica piattezza cerebrale, mica stupida però, e infatti riesce a infilarsi nella vita professionale di Guglielmo, instradandolo anche nel privato, introducendolo nel mondo degli appuntamenti online. Nel calderone dei piccoli “mostri” che popolano l’universo verdoniano non possono certo mancare gli orrori degli incontri con la galleria di disturbatissime femmine che affollano il web. Non manca nemmeno la presa in giro del polveroso bigottismo di facciata di certi ambienti che gravitano intorno alla “buona società” romana, cui fa da contraltare la Roma dei coatti, dei burini anche cattivi, delle squallide discoteche di periferia, obbligatoriamente con il palo da lap dance. Ma sono tutti mondi ai quali in fondo non appartiene il cuore candido dell’uomo, che merita certo di meglio, in quell’onorevole compromesso che si trova sempre in mezzo agli estremi opposti. Guglielmo andrà incontro a figuracce, rischierà incontri pericolosi, e non solo con assatanate zitelle, cercherà di acquistare autonomia sentimentale e, più forte di prima, andrà incontro a un futuro che mai avrebbe previsto. Su questo fiume di luoghi comuni galleggia senza mai affondare il nostro protagonista, che è un Carlo Verdone sempre più credibile quando mantiene i toni più sobri, più sfumati, quando insomma fa se stesso (il se stesso di 67 anni che è oggi, a 40 anni dagli esordi) e non il suo personaggio, che pure ha subito qualche evoluzione, ma non abbastanza per essere ancora accettabile. E sarebbe bellissimo vedere questo civile, stimato e capace signore cimentarsi un giorno, infischiandosene del mercato, con una storia diversa, non necessariamente triste o cupa, ma più simile ad altre storie viste in tante altre cinematografie, dove raccontando di gente comune non manca mai un lato comico, surreale o anche grottesco della vita, ma tutto viene narrato in modo più realistico, più credibile. Pensare che ne sarebbe capace, se solo volesse, basta guardare la sequenza della sua solitudine dopo l’abbandono, mentre scorre la bellissima canzone La stagione dell’amore di Battiato. Visto che con i suoi film non riusciamo più a ridere di gusto come un tempo, sarebbe forse meglio impegnarsi per farci sorridere con la simpatia e la malinconia che possono ispirare le traversie di una spaesata persona matura, più simile al vero Verdone, alle prese con le follie della vita, che folle è sempre stata, ieri e oggi.
 

Mediocre

5