Easy Girl

Esce per l’homevideo Easy Girl, una commedia lieve e ironica, passata inosservata al cinema, che merita un recupero.

Nel Blu-ray Sony l’immagine è sempre nitida e brillante, nella resa della colorata fotografia originale. L’audio, centrato sui dialoghi, vede i canali posteriori impegnati in una discreta e costante resa dell’ambiente, oltre che delle belle musiche. Consigliamo la traccia originale, più brillante come spesso accade, anche per godersi il timbro della protagonista, che nel doppiaggio è molto più “opaca”. Extra abbondanti e sfiziosi, lodevoli per un film così piccolo e di scarso appeal commerciale (erroneamente), per circa 50 minuti di materiale. “La realizzazione di Easy Girl” è un esauriente making of ; “Il vocabolario dell’ilarità”è dedicato al gergo dei protagonisti; “A scuola di pop culture” consiste in una piacevole carrellata di riferimenti ai teen movies degli anni ’80. Troviamo poi le classiche Risate sul set e lo speciale “Il provino di Emma Stone”, varie “prove” sostenute dall’attrice per dimostrare di poter essere la Olivia della storia. E’ attivabile anche una funzione che permette di apprendere curiosità varie sul film tramite pop up che compaiono durante la visione.

La Easy A del titolo originale è quella che nel romanzo Lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne (1850, erano altri tempi) marchiava a vita una donna giudicata di facili costumi dalla comunità. Ma cosa ha fatto per meritarsela la bella e spigliata Olivia, invisibile studentessa nella ridente cittadina di Ojaj, a Nord di Los Angeles? Brillante commedia di ragazzi (non solo) per ragazzi, deve la sua piacevolezza soprattutto a Emma Stone, che interpreta un’Olivia che tutti vorremmo come figlia, amica o fidanzata. Stone è una giovane attrice in meritata crescita vertiginosa, da tenere d’occhio. Splendido il cast adulto. Easy Girl non manca i suoi bersagli di satira, raccontando la vicenda con piccole trovate intelligenti, con qualche piacevole citazione. Adeguatamente romantico, il film è accompagnato da una curatissima selezione di canzoni, che culmina in un trionfale finale sulle note eighties di Don’t You dei Simple Minds, proprio come nelle commedie di John Hughes, tanto rimpiante dalla protagonista (e non solo da lei).

Spiritoso e ben recitato