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Jim Morrison, ancora
Negli anni ’60 gli Stati Uniti sono stati spaccati da un terremoto generazionale: da quella crepa sono usciti i Doors. Su queste parole si apre il documentario di Tom DiCillo, dedicato a un gruppo musicale e a un personaggio, Jim Morrison, entrati nella storia della musica in soli 5 anni e con soli 6 album. Il film racconta la storia dei Doors, dell’incontro dei suoi componenti e tutte le vicende successive, potendo contare su una quantità di materiale d’archivio vastissima, che il regista mischia a qualche intermezzo di fiction irrilevante.
“Se le porte della percezione fossero spalancate, tutte le cose apparirebbero all’uomo come realmente sono: infinite” così diceva William Blake, autore che ha influenzato molto Morrison, da lui spesso citato. Di tutte queste percezioni infinite il film però lascia trapelare poco, mostrandoci un Morrison tradizionale, spesso travolto da alcool e droghe, durante alcune disastrose performances, senza riuscire a farci partecipi dei suoi drammi interiori, dei suoi supposti rovelli intellettuali, lasciando poco delineate anche tutte le altre figure, non solo Morrison e l’amico Ray Manzarek ma anche John Densmore e Robby Krieger. Morrison come tante star del mondo dello spettacolo, era un ragazzo che proveniva da un’educazione probabilmente tradizionale se non repressiva, che di colpo si era trovato il mondo ai suoi piedi, a velocità eccessiva. Forse un inevitabile delirio di onnipotenza, forse una fondamentale debolezza che lo hanno posto inerme davanti al peso della fama, hanno determinato la sua china esistenziale (ma anche la sua creatività artistica), con la necessità di uno sfogo nella scrittura e l’eccesso di ogni genere di sostanze.
Nel film si accenna alla “frenata” imposta dalla condanna (risibile finché si vuole, ma incombente) per oltraggio al pudore e atti osceni, che gli voleva infliggere sei mesi di carcere (non ne sarebbe uscito vivo, non a quei tempi), in seguito agli eventi occorsi nel concerto di Miami del 1969. Erano ancora anni di grande repressione. Del personaggio, di cui tanto si è ormai detto, allo spettatore digiuno passa pochissimo, rendendo misterioso, a chi non ne fosse già informato, il culto verso questo giovane uomo, al cui imperituro ricordo ha contribuito, come per altri, la precoce dipartita. Non si sa se questo sia successo per eccesso di rispetto e affetto (limite di tanti biopic) o per volontà di Ray Manzarek, che ha molto collaborato al progetto e fornito materiale, mentre si era decisamente schierato contro il film di Stone, The Doors, del 1991. Il lavoro del regista indipendente DiCillo (Johnny Suede, Si gira a Manhattan, Bionda naturale) ha il merito di portare alla luce e di raccogliere con competenza e indubbia passione una grande quantità di materiale d’archivio, che altrimenti sarebbe disperso in modo disordinato, ma la piatta sequenza di immagini non coinvolge emotivamente. Monocorde anche la voce narrate di Johnny Depp nell’originale (in italiano si è scelto Morgan). Il documentario è però piaciuto in giro per i vari festival del mondo, rastrellando diversi premi fra cui quello al Sundance del 2009.
Un’occasione mancata
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film: When you're strange genere: Documentarydata di uscita:21/06/2011paese:USAregia:Tom DiCillosceneggiatura:Tom DiCillocast:Johnny Depp, John Densmore, Robby Krieger, Ray Manzarek, Jim Morrisonmontaggio:Micky Blythe, Kevin Krasnydurata:86 min
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