Interviste

Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco Favino: Parola d'ordine, qualità

[del 22/08/2009] [di Claudia Catalli]

Sogni che volano alti, una passione che brucia dentro e tanta forte determinazione. Questo il segreto di Pierfrancesco Favino, che oggi raccoglie i frutti di una brillante carriera iniziata circa vent’anni fa. Solo nell’ultimo anno l’abbiamo visto in tre ruoli diversi: partigiano ribelle per Spike Lee (Miracolo a Sant’Anna), guerriero spietato (ma non troppo) in Le Cronache di Narnia – Il Principe Caspian, farmacista distrutto da un amore finito in L’uomo che ama.

E’ solo un assaggio per capire quanto sia richiesto oggi, dopo una notevole gavetta, uno dei migliori giovani attori europei, vincitore del Golden Graal 2008 come miglior attore drammatico per Saturno Contro, ma anche del Martini Premiere Award come “the most beautiful Hollywood face”.

Divenuto famoso con Romanzo Criminale di Michele Placido, in cui interpretava quel Libanese rimasto nel cuore di tutti, dimostra ad ogni interpretazione (che sia cinema o fiction poco importa) un talento e una credibilità rari da riscontrare negli interpreti contemporanei. E invece lui convince, ammalia, appassiona, come pochi artisti sono in grado di fare. Oggi come ieri e come, non c’è bisogno di profeti per saperlo, domani.

Ce lo dica subito, quali sono i suoi modelli?
I migliori: Volonté, Mastroianni… ma non sarò mai come loro, purtroppo. Resta però la voglia di provarci, di volerci arrivare, di trasformare ogni giorno il mio sogno in professione.

Una professione che oggi, finalmente, è di rilievo internazionale. Che effetto fa?
Sinceramente non immaginavo di arrivarci. Però è la dimostrazione che di sicuro per un attore conta la preparazione che ha. Per fare questo mestiere bisogna studiare, passare anche dodici ore al giorno in una scuola di recitazione, è l’unico modo per scoprire se sei tagliato oppure no. Attore non è sinonimo di successo o denaro, è sapere cosa puoi farne della tua vita.

Che ci dice delle esperienze hollywoodiane?
E’ un mondo distante da noi, l’industria americana contro la bottega artigianale italiana. Sarei stupido a non dire di essere contento di avere simili opportunità, soprattutto per allargare gli orizzonti creativi e mettermi alla prova. Però io dico sempre che un attore è fatto dalle esperienze che fa, non dai nomi dei registi. Non bisogna confondere i mezzi economici con quelli dell’anima.

Parliamo del Libanese, che in molti considerano il suo ruolo migliore. E’ vero che se passa per la piazza in cui è stato accoltellato nel film si emoziona?
Sì, è strano passare accanto a un luogo in cui, praticamente, sei morto. Me la ricordo come una scena grandiosa, forse anche perché avviene davanti a un’icona della mia amata Roma, Santa Maria Maggiore. Visto che il Libano muore di asfissiamento, rantolando, ho tentato di fare in modo che il mio personaggio non cedesse fino all’ultimo respiro.

Un capo che nel libro veniva sparato, nel film accoltellato. Un cambio di prospettiva niente male…
Al cinema siamo troppo abituati al colpo di pistola, che probabilmente avrebbe tolto potere suggestivo alla scena. Siamo pieni di film con gangster che si sparano sempre, la pugnalata, invece, risale alla “puncicata” cinque-seicentesca romana, è una scelta cinematografica più interessante. E poi la morte è l’istante in cui l’interpretazione si dimostra finta: l’attore non muore mai per davvero e questo lo spettatore lo sa bene. Ecco, nella consapevolezza della morte c’è proprio il punto d’incontro fra attore e spettatore. Per farsi un’idea, si pensi a Marlon Brando e alla sua morte con gli occhi…

Le piacque il romanzo di De Cataldo?
Tantissimo, l’ho letto e riletto più volte. E’ uno di quelli da cui non riesci a staccarti, ti prende dall’inizio alla fine e non ti lascia più. Magari sei fuori casa e vuoi tornare prima solo per vedere come va a finire, per leggerne un altro capitolo, e poi un altro ancora.

Quindi, nel complesso, un ricordo positivo dell’esperienza in Romanzo Criminale?
Certo, è stata unica, tuttora sono contento quando mi fermano e me la ricordano, però poi ho fatto e sto facendo ancora di tutto perché per me non diventi una schiavitù o un cliché. Per questo dopo ho cercato sempre i ruoli più diversi: non voglio mai che mi si appiattisca su uno soltanto. E’ una delle tentazioni costanti del cinema italiano: quando riesci bene in un personaggio, iniziano a proporti sempre quello.

Preferisce cinema o fiction?
L’importante è la qualità. E per un cinema di qualità servono iniziative delle istituzioni, che devono investire su tutto ciò che può essere cultura. Il grande schermo non offre spesso buone biografie, mentre in alcune fiction puoi interpretare personaggi che danno dignità al paese, come Bartali o Di Vittorio, e spesso sono anche ben dirette. Quindi ben vengano.

Tornerà mai a teatro?
Volentieri, ci spero davvero, con tutto me stesso. Anche perché quando arrivi a un certo punto devi fare delle scelte e io, dopo Angeli e Demoni, vorrei davvero prendermi una pausa... Chissà.

(da Il Dizionario Atipico del Giallo 2009, Ed. Cooper)
Bookmark and Share

« torna all'elenco interviste  •  tutti gli articoli correlati »

 
 
Solo i membri possono partecipare ai commentiiscriviti gratuitamente »
 

Pierfrancesco Favino persona: Pierfrancesco Favino data di nascita:24/08/1969ruolo:Attore

Piede di dio

Piede di dioAlla ricerca del calcio perduto con Luigi Sardiello ed Emilio Solfrizzi[di Diego Scerrati] [26/08/2009]

Il mondo del pallone è quasi sacro per la maggior parte degli italiani. Ne viene che il modo migliore di rappresentare il paese sia proprio attraverso questo sport. Luigi Sardiello, al suo primo lungometraggio dopo aver passato anni a fare lo sceneg...

[0]
 
Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco FavinoPierfrancesco Favino: Parola d'ordine, qualità[di Claudia Catalli] [22/08/2009]

Sogni che volano alti, una passione che brucia dentro e tanta forte determinazione. Questo il segreto di Pierfrancesco Favino, che oggi raccoglie i frutti di una brillante carriera iniziata circa vent’anni fa. Solo nell’ultimo anno l’abbiamo vi...

[0]
 
Giovanna Mezzogiorno

Giovanna MezzogiornoGiovanna Mezzogiorno: basta criticare a priori i film difficili[di Claudia Catalli] [16/08/2009]

Il suo “no” a Gabriele Muccino per il sequel de L’ultimo bacio ha fatto scalpore, quasi quanto l’ottima interpretazione in Vincere, nei panni della moglie segreta di Timi/Mussolini. Giovanna Mezzogiorno, scelta e seguita dai migliori registi ...

[0]
 
Elio Germano

Elio GermanoElio Germano: Nine, l’Italia malarica e il cinema che non rischia[di Claudia Catalli] [09/08/2009]

L’abbiamo visto Sorcio tossicomane in Romanzo Criminale, aspirante killer in Io e Napoleone, sfrenato Baldini in Il mattino ha l’oro in bocca, schizzato stupratore in Come Dio comanda, sosia emulatore in Il passato è una terra straniera. E ora E...

[0]
 

tutte le interviste »

  
  |  REGISTRATI »
  ricerca avanzata »