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Quando nell'aldilà si "muore" dalla noia
Qualche anno fa, presentando il suo film Il sapore della ciliegia, Abbas Kiarostami aveva definito il suicidio come una “via di fuga”, un’uscita di sicurezza da utilizzare se la vita diventa troppo pesante da sopportare o, parole sue, “se non ti diverti più”. Chissà se l’enigmatico regista iraniano la penserebbe nello stesso modo dopo aver visto Wristcutters, love story fanta-horror in salsa agrodolce in cui i protagonisti – tutti rigorosamente morti suicidi – si aggirano per sempre in un limbo dalle fattezze grigie e spente di una periferia industriale depressa. La punizione per essersi inflitti la morte è, infatti, quella di vivere una vita peggiore di quella dalla quale si è fuggiti, caratterizzata dalla noia, dalla mancanza di emozioni e (forse l’elemento peggiore) dalla incapacità cronica di sorridere.
In questo simpatico mondo parallelo si trova imprigionato il giovane Zia (Patrick Fugit), uccisosi per amore e ora costretto a lavorare come inserviente in una squallida pizzeria “dell’aldilà”. Durante le sue peregrinazioni notturne da un bar all’altro il giovane incontra Eugene (Shea Whigham), un ex cantante rock russo che, dopo essere stato insultato dal suo pubblico, ha deciso di uccidersi sul palco con una scossa elettrica. I due diventano amici e, quando Zia scopre che la sua amata Desiree (Leslie Bibb) si è anch’essa suicidata, si mette in viaggio insieme ad Eugene per ritrovarla. Nel corso del loro viaggio on the road, i due amici incontrano una ragazza (la bellissima Shannyn Sossamon), la quale sostiene di non essersi mai tolta la vita e di essere lì per sbaglio. I tre compagni di viaggio si troveranno, alla fine, in una comunità gestita da uno strano personaggio (Tom Waits) che li aiuterà a trovare la loro strada.
Lungometraggio d’esordio del croato Goran Dukic, Wristcutters è un film del 2006 che, all’epoca, fece parlare molto di sé all’interno del Marché del Festival di Cannes; poi, come spesso accade, è scomparso nel nulla. Passato a qualche festival indipendente il film aspetta ancora una release in dvd. Ed è un peccato, perché il film di Dukic è una piccola gemma di scrittura e interpretazione in cui il mix tra horror, grottesco e romance crea un’alchimia di rara suggestione. Non è facile, al cinema, parlare di suicidio senza cadere nel banale o, peggio, nel melodrammatico e ancora più difficile è farlo con un b movie di chiaro stampo fantastico. Dukic sceglie la strada del grottesco inserendo, a tratti, zampate di humour nero decisamente divertenti; vedi ad esempio la scena del bar in cui un paio di ragazze giocano ad indovinare come i vari avventori si sono suicidati. Non tutto funziona in Wristcutters (soprattutto nella seconda parte un po’ troppo “satura”) e anche il finale che in altri contesti sarebbe opinabile (sfrutta un twist ampliamente sfruttato, soprattutto ultimamente), risulta qui, stranamente gradevole.
Se lo trovate in giro, dategli un'occhiata: lo merita
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film: Wristcutters: A Love Story genere: Fantasy, Drama, Romancedata di uscita:TBApaese:USA, Croazia, UKproduzione:No Matter Picturesregia:Goran Dukicsceneggiatura:Goran Dukic, Etgar Keretcast:Patrick Fugit, Abraham Benrubi, Shannyn Sossamon, Shea Whigham, Leslie Bibb, Cameron Bowen, Mikal P. Lazarevfotografia:Vanja Cernjulmontaggio:Jonathan Albertscolonna sonora:Bobby Johnstondurata:88 min
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