Negli ultimi anni, una delle caratteristiche vincenti che ha riportato il genere horror ai vertici dei botteghini internazionali è stato il rinnovato interesse (sia stilistico che tematico) nei confronti di una decade (gli anni Settanta) che aveva visto, per diverse ragioni anche extra filmiche, il fiorire di autentici capolavori. Contemporaneamente ai remake di classici come Non aprite quella porta e L’ultima casa a sinistra, registi come Eli Roth (Hostel) o, più recentemente, Dave Parker (The Hills Run Red), hanno riportato in auge un gusto estetico e narrativo prettamente old style. Ma mai nessuno, prima di Ti West, aveva realizzato un film che, superando le barriere della citazione o dell’omaggio, apparisse, in tutto e per tutto, come se fosse stato realizzato veramente negli anni Settanta. Fin dai titoli di testa, infatti, The House of the Devil sfoggia tutto il suo “sapore” retrò facendo assaporare (soprattutto) allo spettatore dall’occhio esperto l’imminente “viaggio nel passato”.
La storia ha come protagonista la giovane Samantha (Jocelin Donahue), studentessa del College squattrinata che, in cerca dei soldi per potersi pagare la prima rata dell’affitto, raccoglie un avviso affisso nel campus in cui si cerca una babysitter. Il numero telefonico segnato sul biglietto corrisponde alla famiglia Ulman, la quale ha un disperato bisogno di una babysitter quella stessa sera. Accompagnata dall’amica Megan (Greta Gerwig), Samantha arriva in una inquietante casa di campagna dove Mr Ulman (Tom Noonan) le spiega le sue vere richieste: non c’è nessun bambino a cui badare ma un’anziana donna inferma in un letto e la ragazza dovrà stare in casa fino a quando lui e la moglie (Mary Woronov) non avranno finito di assistere all’eclissi lunare. Samantha, che si vede offrire ben 400 $, nonostante gli avvertimenti dell’amica, non può rifiutare l’offerta e decide di fermarsi per la notte. Una volta sola in casa, strani fenomeni cominciano ad accadere.
Dopo l’esordio con The Roost (2005), l’interessante Trigger Man (2007) e il misterioso ed ancora inedito Cabin Fever 2, Ti West (classe 1980) firma una pellicola tanto minimale quanto affascinante che, come detto, affonda le sue radici nel glorioso horror americano degli anni Settanta. Girato in 16 mm e montato dallo stesso West, The House of the Devil costruisce la tensione in modo lento e metodico, utilizzando in modo intelligente i suoni e gli spazi bui della grande casa vuota per poi svelare il mistero (e dare spazio all’azione) solo nell’ultimo quarto d’ora. Costumi, fotografia, effetti speciali e art direction contribuiscono in modo fondamentale alla costruzione di un’autentica atmosfera 70’s che nulla concede all’ironia o alle strizzate d’occhio meta cinematografiche. Nonostante, infatti, The House of the Devil dispensi un tipo di orrore di tipo psicologico (e non contenga scene gore), Ti West prende il tema del satanismo molto seriamente e (dopo un annuncio iniziale che ci informa di come le sette sataniche erano diffuse nell’America degli anni 80) quindi, lo sviluppa di conseguenza. In questo è aiutato dalla meravigliosa performance della coppia satanica Tom Noonan (Monster Squad) - Mary Woronov (Silent Night Bloody Night) capace di mettere i brividi con la sola presenza scenica. Anche la graziosa Jocelin Donahue è perfetta nei panni della protagonista e, dopo aver interpretato anche The Burrowers, si candida ufficialmente a diventare la “nuova Scream Queen” della scena internazionale.
una piccola gemma tutta da godere
|
|