The Garden of Eden

Il nuovo film di John Irvin, regista di L'educazione fisica delle fanciulle, è un triangolo amoroso erotico ed elegante ambientato in Costa Azzurra negli anni Venti. Protagonisti sono la giovane promessa Jack Houston, Mena Suvari e l'ormai lanciatissima star italiana Caterina Murino (007 - Casino Royale).

John Irvin si perde nel mare cristallino della Costa Azzurra e nella barocca ricostruzione dell'epoca, riuscendo a rendere fredda persino una storia pregna di passione ed erotismo come quella che Hemingway ha raccontato nel suo omonimo romanzo. La regia vuole essere elegante e sobria ma, compiacendosi della raffinatezza dei costumi e della fotografia, si adagia su una tediosa e superficiale staticità. La relazione tra i tre protagonisti si priva così del senso presente nel testo d'origine, dove era metafora della lost generation di quell'epoca, e si trasforma invece in un intreccio pseudo-bollente abbastanza sciocco, ricco di dialoghi assurdi e totalmente privo di sensualità.

La sceneggiatura lascia irrisolti molti punti interrogativi introdotti nella prima parte del film, procede macchinosa con sequenze staccate l'una dell'altra e flashback inutili e fuori contesto, concludendosi poi con un interminabile finale davvero mal gestito. I personaggi sono di conseguenza completamente senza spessore: Mena Suvari è la sola che inutilmente si sforza con la sua bravura di rendere il ruolo di Catherine Burne interessante, mentre Jack Houston è quasi una macchietta priva di sex appeal. Completa il terzetto una Caterina Murino il cui fisico statuario viene incomprensibilmente poco valorizzato, a favore purtroppo di un costante primo piano che sottolinea soltanto i suoi ancora evidenti difetti di espressività. Il risultato finale è quello di un brutto film ambizioso e noiosissimo, che non rende minimamente giustizia ad un autore letterario già in generale poco adatto ad una trasposizione cinematografica. Dovrà ancora venire, infatti, il regista in grado di realizzare un bel film da un’opera di Hemingway, riuscendo a rimanere fedele al suo stile, alle sue atmosfere e al suo spirito.

Neanche la bellezza della Murino vale una simile stressante esperienza