Middle of Nowhere

Middle of Nowhere di John Stockwell riporta insieme sullo schermo Susan Sarandon e la figlia Eva Amurri (dopo l’esperienza nel 2002 di The Banger Sisters) in una commedia gradevole e non pretenziosa, che ha il pregio di scorrere piacevolmente senza mai scadere nel patinato o nel melenso. Al centro del film c’è Grace, una ragazza impossibilitata ad iscriversi all’università a causa di una madre irresponsabile e superficiale che ha sperperato tutti i suoi soldi. Nel corso dell’estate che precede l’inizio degli studi, conosce sul posto di lavoro Dorian, un ragazzo sbandato e dedito allo spaccio di droga, che la convincerà a seguire le proprie orme per ottenere incassi facili e sicuramente più ingenti di quelli che la società concede loro.

La pellicola non ha particolari pregi se non quelli della linearità e della scorrevolezza, grazie ai quali si riesce a garantire l’assenza di cedimenti a livello narrativo e a livello strutturale. L’impressione però è che l’autore (regista del recente horror Turistas) non abbia saputo cogliere le potenzialità della sceneggiatura. Avrebbe potuto rischiare, approfondendo alcuni aspetti e lasciando trasparire la critica sociale di fondo sul potere del denaro e sulle reali difficoltà che hanno famiglie abbienti e non abbienti a dare un futuro ai propri figli. La trama invece si snoda attraverso dinamiche poco mordaci, attente soprattutto al rapporto tra i personaggi e convincenti grazie alle ottime interpretazioni di tutto il cast. L’impronta che però il regista ha voluto dare alla storia non è per nulla tagliente, risulta poco matura e molto adolescenziale, e sfocia in un risultato che al di là della delicatezza complessiva lascia allo spettatore l’amaro in bocca e una velata sensazione di incompiutezza.

Poteva osare di più, ma si lascia vedere grazie al trio di attori protagonista