Legion

Due giorni prima di Natale, Dio decide che ne ha abbastanza dell'umanità e da inizio all'Apocalisse (o almeno così pare). Questa volta, invece del diluvio universale, saranno gli angeli del paradiso a scendere sulla terra per fare piazza pulita dei deludenti esseri umani. L'arcangelo Michele (Paul Bettany), però, non accetta gli ordini dell'Onnipotente e, dato che non ha ancora perso la fiducia nel genere umano, si taglia le ali (letteralmente) e scende sulla terra; la sua missione è quella di consentire la nascita di un bambino che, secondo la profezia, potrebbe guidare il mondo fuori dalle tenebre in cui è piombato. La mamma del nascituro si chiama Charlie (Adrianne Palicki) e lavora come cameriera in una polverosa stazione di servizio sperduta nel deserto del New Mexico gestita da un disperato di nome Bob (Dennis Quaid). Il resto è abbastanza scontato: la stazione di servizio si trasformerà nel campo di battaglia dal cui esitò dipenderà il futuro dell'umanità.

Primo dei due fanta-horror a sfondo religioso che vede coinvolta la coppia Paul Bettany-Scott Stewart (il prossimo, Priest, dovrebbe uscire ad agosto), Legion inzia bene (ottima l'atmosfera da pre-apocalisse, lo sciame di mosche e la vecchietta indemoniata) per poi trasformarsi in un autentico delirio che sfocia in “altissimi” momenti di comicità involontaria. Nonostante il film si possa inserire nella corrente “millenaristico-catastrofica” che vede 2012 di Emmerich come capostipite, la sceneggiatura di Peter Schink e Scott Stewart (manichea, per usare un eufemismo) vira notevolmente verso quel cinema “schierato” e fondamentalista noto come Christian Horror (vedi I segni del male). Nonostante ciò, la trama di Legion è troppo stupida e sconclusionata persino per poter funzionare da “sermone mascherato”: perchè mai gli angeli dovrebbero possedere gli umani per agire sulla terra trasformando gli stessi in esseri demoniaci (!) ? Chi è e cosa rappresenta il bambino prescelto dalla profezia? Ma soprattutto: di quale profezia stiamo parlando?! Man mano che la storia procede si perde la voglia di rispondere a tutte queste domande e si rimane allibiti di fronte all'iconografia gay-pop di angeli che potevano funzionare in Barbarella (1968) ma che, in questo contesto, sollevano più di una perplessità. Inserendo dinamiche horror in una costruzione narrativa da action-movie, alternando momenti consciamente camp ad altri di inopportuna serietà, personaggi potenzialmente interessanti ad alcuni inutili e mal gestiti, Legion dimostra di non sapere da che parte andare e finisce nell'assestarsi nella “terra di nessuno”. Quella dei film dimenticati.

un delirio, da tutti i punti di vista