Prendete gli zombie di Romero e gli infetti di 28 giorni dopo e miscelate bene insieme: otterrete così il nemico da sconfiggere. Prendete poi un palazzone alla Rec e usatelo come ambientazione. Infine ammucchiate un gruppo di "very bad/cool people" e dotateli di un arsenale di armi da fare invidia a Resident Evil: questi saranno i protagonisti. E se in questo pastiche proprio non volete farvi mancare niente, aggiungete anche un pizzico di ironia dark alla Sam Raimi (quella di La casa e Drag me to Hell). Questa è in sostanza la ricetta per La Horde, horror francese dal corposo titolo (solo la pronuncia ha già in sé qualcosa di famelico e sanguigno) e che fa dell'eccesso in tutto e per tutto la sua chiave di lettura di genere.
Un gruppo di poliziotti, ntenzionati a vendicarsi per l'omicidio di un proprio collega, irrompe in un grattacialo degradato di periferia, dove si nasconde la colpevole banda di criminali. Sarà proprio mentre tenteranno di risolvere i loro conti in sospeso, che all'esterno si scatenerà l'inferno. Le città inizieranno improvvisamente a bruciare e un'orda di zombie invaderà il territorio. Per salvarsi, tutti dovranno unire le proprie forze, tanto del resto, come il bravo Scorsese di The Departed ci insegna, "Poliziotti o criminali... quando di fronte hai una pistola carica che differenza c'è?".
I due registi esordienti Yannick Dahan e Benjamin Rocher firmano un film di puro e semplice intrattenimento, dove più che la coerenza e lo spessore dei personaggi conta il sangue e la polvere da sparo. Non siamo quindi di fronte alla ricercatezza tematica del "connazionale" Martyrs in quanto gli autori non fanno altro che prendere (e prendersi) in giro, amplificando volontariamente (fino ai limiti del grottesco) le espressioni e i dialoghi degli attori e gli interminabili ma serratissimi combattimenti, come a sottolineare continuamente una volontà ludica che vuole andare aldilà di ogni logica narrativa e pretesa di autorialità.
Tuttavia non per questo il film è da sottovalutare, dato l'effetto ironico nasce dalla grande abilità alla regia dei due cineasti (unita ad una grande direzione della fotografia), che lavorano soprattutto sul montaggio della sequenza, sul contrappunto ritmico e sonoro e su precisi movimenti della macchina da presa.
È forse per questo che pur sfiorando a tratti il trash e il ridicolo, Dahan e Rocher non lo raggiungono mai, fermandosi un attimo prima lì dove il comico non è affatto fuoriluogo e si inserisce invece perfettamente in una narrazione adrenalinica e coinvolgente. Aldilà di come possa apparire questo La Horde alla più superficiale apparenza, scopriamo dunque che invece è a sorpresa un prodotto genialmente dosato col contagocce e perfettamente equilibrato.
Mai fermarsi alle apparenze. Sotto una superficie da videogame si nasconde del vero talento.
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