Repo Chick

Se questo film è stato prodotto da una casa di produzione chiamata "Absurda", un motivo ci sarà.

Dopo Searchers 2.0, Alex Cox torna con una sorta di sequel del suo vecchio Repo Man (Il recuperatore, anno 1984), di cui questo Repo Chick è in sostanza la versione femminile, con protagonista un non dichiarato ma evidente personaggio/parodia di Paris Hilton.

L'ereditiera Pixxi de La Chasse viene diseredata dalla famiglia perché irresponsabile e incapace di trovarsi un lavoro. Per sopravvivere e saldare tutte le multe accumulate per la sua guida pericolosa, finirà tra un gruppo di recuperatori di macchine non pagate, trasformandosi in una "repo chick". Necessitante di soldi, la ragazza inizierà così a dare la caccia ad alcuni vagoni di treni d'epoca che sulla piazza valgono la bellezza di un milione di dollari. Per puro caso verrà però coinvolta, durante la sua ricerca, in un complotto terrorista ai danni del governo.

Cartoonesco, kitsch, laccato, così potremmo definire l'estetica visionaria di Repo Chick. Alex Cox gira tutta la pellicola utilizzando il green screen in modo da avere una perfetta padronanza sull'immagine digitale, da manipolare a proprio piacimento per ottenere effetti colorati, volutamente finti e sproporzionati. Il problema di questo film non è però nella sua confezione (l'aspetto visivo può piacere o disgustare a seconda dei gusti), ma in una sceneggiatura assolutamente senza senso, piatta quanto nemmeno un film-tv per bambini (anzi, quelli sono più originali) e straripante di dialoghi che la maggior parte delle volte oltrepassano il limite del cattivo gusto e del non-sense.

Troppo facile parlare di provocazione, di cinema sperimentale o di volutamente trash. Il film di Alex Cox dimostra solo una mancanza totale di idee nell'elaborazione di un prodotto che diverte probabilmente solo lui, assolutamente inutile e privo di qualsiasi contenuto.

Se piace un'estetica finta tra il trash e il kitsch lo si può forse digerire, altrimenti è solo inutile spazzatura.