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Quando la vita è una questione di regole
Dopo gli zombi ed i vampiri (ancora, comunque, più che in voga) la “nuova” tematica più gettonata dal cinema fantastico contemporaneo è quella della fine del mondo, non importa se causata dal surriscaldamento globale come in 2012 oppure da una terribile epidemia per la quale non esiste una cura. La cosa non può certo destare scalpore se si pensa quanto sia tribolato il momento storico attuale ad ogni latitudine e che grande interesse (in alcuni casi a livello morboso) riscuote il mistero circa le profezie Maya per il 2012. In questo contesto, il cinema di genere, da grande “cartina tornasole” qual è, sta aiutando un pubblico sempre più numeroso a sviscerare le proprie paure su grande schermo in modo catartico, quasi si trattasse di un tribale rito collettivo per esorcizzare ansie e nefasti presagi per il futuro. E l’appena trascorso Science Plus Fiction di Trieste ha confermato questo trend presentando un Concorso pieno zeppo di pellicole post/pre apocalittiche provenienti da tutto il mondo.
Tra i vari film in argomento, uno dei più interessanti è senza dubbio questo Carriers, road movie americano diretto da Alex e David Pastor. Il film inizia quando ormai una terribile epidemia ha già colpito l’intero paese (sicuramente gli Stati Uniti, probabilmente il mondo): una strana febbre incurabile uccide lentamente chiunque ne venga contagiato. Il contagio avviene in modo abituale, ovvero tramite lo scambio di saliva o altri fluidi corporei. Danny (Lou Taylor Pucci) e Brian (Chris Pine), però, hanno imparato a seguire delle regole ferree in modo da salvaguardare la loro sopravvivenza e, insieme alle loro fidanzate (Piper Perabo e Emily Van Kamp), stanno percorrendo le strade della provincia americana in direzione dell’oceano. Nel corso del loro viaggio, i quattro incontreranno altri sopravvissuti e cercheranno, fino alla fine, di tenere viva la speranza.
Non avendo a disposizione il budget di Roland Emmerich, i fratelli Pastor investono sull’unica cosa che i soldi non possono migliorare: la sceneggiatura. Concentrandosi sulle psicologie dei quattro personaggi principali alle prese con continue e frustranti scelte di natura morale, il film coinvolge in modo emotivamente avvincente a dispetto di una quasi totale assenza di effetti speciali. Nonostante l’atmosfera opprimente e desolata possa ricordare pellicole quali 28 Giorni dopo e il recente Zombieland, la differenza è sostanziale: Carriers ci trasporta in una dimensione profondamente realistica in cui i contagiati non si mettono a correre cercando freneticamente carne umana, ma “si limitano”, semplicemente, a morire. Di conseguenza, anche il livello di emoglobina rimane basso rispetto agli Infection-movie ai quali siamo abituati. Carriers, infatti, non mira allo schock visivo ma lavora “ai fianchi” dello spettatore con lenta determinazione, costruendo un microcosmo di affetti e speranze attraverso il quale viene “filtrato” il racconto fantastico. L’immedesimazione emotiva (ottenuta grazie ad una sceneggiatura brillante e all’ottima prova recitativa dei protagonisti) è l’elemento vincente che fa di Carriers un’esperienza difficile da dimenticare.
piccolo film, grande cinema
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film: Carriers genere: Horror, Sci-Fi, Thrillerdata di uscita:2009paese:USAregia:Àlex Pastor, David Pastorcast:Lou Taylor Pucci, Chris Pine, Piper Perabo, Emily VanCampbrain factor:
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