Baghead

Matt, Chad, Catherine e Michelle. Quattro amici. Quattro attori in cerca del ruolo che rappresenti la svolta per le loro carriere, trascurate da un mondo, quello di Hollywood, che alla professionalità sembra preferire mode effimere e fama passeggera. Decidono, allora, di scriversi da soli la sceneggiatura che li porterà al successo, riunendosi per un weekend nella casa di montagna di Chad. Qui, però, il loro lavoro è ostacolato da tensioni sotterranee via via sempre più dirompenti. Rivalità amorose vengono a galla e amicizie decennali rischiano di infrangersi, mentre da fuori, un uomo inquietante con una busta di cartone sulla testa, li spia silenzioso, trasformando la sceneggiatura che stanno scrivendo nella loro vita reale...

Il rapporto tra il mondo del cinema e quello dei reality show e YouTube è al centro dell'attenzione, da alcuni anni, di teorici e registi. Basti pensare a un film come Cloverfield di Matt Reeves (sotto l'egida di J. J. Abrams), che indaga le nostre mutate modalità di "guardare" la catastrofe e la distruzione, nell'epoca post - 11 Settembre segnata dai continui e dettagliati reportage televisivi dai vari fronti della guerra in Medio Oriente.

Nessuno però aveva ancora posto l'accento sull'influenza esercitata da questa nuove forme di entertainment audiovisivo nei confronti del mestiere d'attore. Almeno fino a questo Baghead, piccola perla dei fratelli Jay e Mark Duplass.
"Quanto sei disposto a mostrare di te stesso e a rischiare pur di raggiungere il successo?" È la domanda assillante, tipica di ogni reality. Nelle mani dei due registi indipendenti, ospiti fissi del Sundance Film Festival dopo il clamoroso successo ottenuto nel 2005 con il loro The puffy chair, questa domanda si trasforma in una denuncia. Denuncia di un sistema che conferisce gloria e riconoscimenti soltanto alla mediocrità appariscente, trascurando lavoro, serietà e dedizione. In un simile sistema, costantemente alla ricerca di emozioni immediate e situazioni estreme al limite del ridicolo, il talento è un fardello. Meglio disfarsene, allora. E indossare un sacchetto della spesa sulla testa, preparando la videocamera per riprendere quello che succederà tra breve, che sarà certamente sensazionale, proprio perchè sarà "vero". Del resto, se tra i sostenitori di questa tesi ci sono "grandi artisti" come Simona Ventura e Dj Francesco, non possiamo dubitarne. Giusto?

Il cinema indipendente contro le logiche mainstream, in un horror atipico ed intelligente