Frankenweenie 3D: Recensione
Di Giuliana Molteni | 17 Gennaio 2013Un'amicizia è per sempre
Se Pet Sematary è uno dei più bei romanzi di Stephen King, è perché in tanti, colpiti dalla perdita di una persona amata, faremmo un patto col diavolo, pur di riportarla a noi. Così è perfettamente comprensibile che il piccolo Victor, geniale ragazzino appassionato di fantascienza, disperato per la morte dell'amatissimo cagnetto Sparky, cerchi di resuscitarlo con tecniche alla Frankenstein. Sparky risorge ma l'evento inquietante non passa inosservato fra il vicinato. Intorno il mondo è, come sempre, ignorante, meschino, cattivo. I compagni di scuola di Victor, per invidia, si buttano a fare anche loro dissennati esperimenti, che getteranno in subbuglio l'ordinato sobborgo, perché sono sperimentazioni fatte senza amore. Non si può chiedere a un autore particolare come Tim Burton di discostarsi troppo dalla sua poetica (e quando lo ha fatto i risultati sono stati deludenti).
Ecco che quindi avremo stop-motion in 3D resa in un morbido eppure definito bianco e nero, i soliti personaggi disegnati nello stile di La sposa cadavere, che abitano in un quartiere come in Edward Mani di forbice, dove basta pochissimo per essere considerati "diversi" e vessati dai soliti bulli, nonostante il supporto dei solidali genitori. Tornano tipologie di personaggi e temi narrativi a lui carissimi, il protagonista, che non dubitiamo sia di stampo autobiografico, gira piccoli deliziosi film di fantascienza da mostrare ai suoi esilarati genitori, la bianca scritta di New Holland, la cittadina dove risiedono, cita nei caratteri quella della magica Hollywood, in tutto il film ci sono citazioni affettuose dell'immaginario dell'eccentrico autore, dalla fantascienza anni '50 ai grandi mostri Kaij? di quel periodo, con l'inevitabile omaggio al suo grande maestro Ray Harryhausen, a tutti i mitici film prodotti dalla Universal e al Dracula made in Hammer e naturalmente al Frankenstein di James Whale (con il dettaglio della barboncina stile Elsa Lanchester), mentre scorrono le note alate e fiabesche di Danny Elfman, da sempre a fianco di Burton. L'accusa va ancora una volta alla mediocrità vile e aggressiva della classe medio - borghese, i Mad Men e le Desperate Housewives dei sobborghi dalle solite linde casette a schiera, fuori verdi prati e bianche cancellate, dentro il buio di aggressività e pregiudizi. Quindi il mostro non è certo il rinato Sparky, che perde la coda se scodinzola con troppo entusiasmo, ma, come si citava anche nel recente Paranorman, i presunti "normali" concittadini. Frankenweenie 3D è il rifacimento di un corto live-action realizzato da Burton nel 1984, dopo il quale la Disney lo aveva licenziato. In seguito il breve film era stato abbinato a Nightmare Before Christmas per la programmazione nei cinema. Burton impiega nuovamente le voci di molti suoi attori, Martin Landau (che presta voce a un personaggio modellato su Vincent Price), Martin Short, Catherine O'Hara, Wynona Ryder, che è la fidata amica Elsa van Helsing, mentre a Victor presta la voce Charlie Tahan. Compare anche Christopher Lee in un "cameo vocale", per un Dracula ricalcato sulla sua fisionomia. Il film è un Pey Sematary mai spaventevole e soprattutto ottimista, nonostante il rimpianto e la consapevolezza che contro la morte non si può andare. Non per nulla il film più bello e disperato di Burton è proprio Big Fish in cui, dopo la morte del padre, raccontava lo strazio di una perdita irreparabile. Frankenweenie è una storia piena d'affetto e rimpianto, tecnicamente di assoluta perfezione, che piacerà tantissimo agli estimatori di Burton e agli appassionati di horror d'epoca, che però dimostra come Burton "funzioni" bene solo in determinate situazioni. Può essere un limite, per chi lo ama è la sua bellezza, a patto di non accusarlo prima o poi di fare anche lui sempre lo stesso film.
Giudizio
- Burton, sempre Burton, fortissimamente Burton
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