Ed è un vero peccato, perché la prima mezz'ora sembrava condurci sulla strada giusta: il prologo, ambientato nel 700, racconta di come la famiglia Collins, da Liverpool, si trasferisca nel Nuovo Mondo e riesca a mettere in piedi un'azienda ittica che porterà loro fortuna e gloria. La serva di famiglia, però, si innamora del giovane erede Barnabas (Johnny Depp) il quale, però, la rifiuta scatenando la sua furia vendicatrice. La donna, infatti, è una strega che, dopo aver ucciso la fidanzata del ragazzo, trasforma quest'ultimo in un vampiro e lo seppellisce in una bara. Quando, nel 1972, una squadra di operai alle prese con la costruzione di un nuovo Mac Donald lo riporta accidentalmente alla luce, Barnabas si libera e raggiunge i suoi eredi nella casa di famiglia. Purtroppo per lui, anche la strega che l'aveva imprigionato (Eva Green) è ancora viva e, nei panni di una donna manager milionaria, gestisce l'unica impresa ittica della città. In breve tempo, i desideri inappagati della donna tornano a farsi sentire e, tra i due, ricomincia una battaglia che li porterà ad un drammatico scontro finale.
Nonostante sia manifestamente basato sulla famosissima soap opera gotica Dark Shadows (mandata in onda dalla ABC dal 1966 al 1971), il film di Burton prende subito una direzione diversa, trasformandosi in una sorta di Guerra dei Roses attraverso i secoli, intinta (ma solo in superficie) nell'inchiostro romantico/gotico uscito dal calamai di una Emily Bronte o di un Matthew Gregory Lewis. Tutto quello che a Burton era riuscito in quel capolavoro di La sposa cadavere (una storia molto simile a questa, da diversi punti di vista) fallisce miseramente in quest'ultima pellicola. Indeciso se calcare sulla citazione pop (alcune citazioni e tutto l'impianto scenografico sono una gioia per gli occhi), sulla parodia disincantata (il leit motiv di Barnabas fuori posto nel mondo del futuro, alla lunga, stanca) o se concentrarsi sulla storia principale, Tim Burton finisce per perdersi per strada insieme ai suoi personaggi. Tra tutti, infatti, solo Johnny Depp ed Eva Green riescono a rubare la scena e a dare un minimo di spessore ad una struttura narrativa che, minuto dopo minuto, arranca verso un'improbabile ed affrettato finale. Nonostante non ci si annoi nel vedere Dark Shadows (qualche guizzo azzeccato e un'eccellente messa in scena strappano la sufficienza), spiace constatare come il talento visionario di Burton non riesca più ad essere associato ad una sceneggiatura degna di questo nome. E, la scissione forma/contenuto, è un privilegio che, ormai, concediamo solo a David Lynch.