Coraggio che non è mancato a Mohamed Hamidi, algerino alla sua terza regia, che dirige una storia scritta da Alain Michel Blanc, già autore de Il concerto, del 2009, altra storia di possibile salvezza e riscatto attraverso la collaborazione fra brava gente. E con il suo film In viaggio con Jacqueline ci dice di sì e riesce a farlo in modo da non risultare stucchevole o fastidioso, con una ben articolata costruzione dei personaggi e pure dei tempi narrativi. Il mitissimo Fatah riceve l’invito dal prestigioso Salone dell’agricoltura di Parigi e dal suo paesino sperso nelle aride campagne algerine parte per la capitale, insieme all’adorata mucca Jacqueline, tenuta linda e lustra come una creatura. Il viaggio è lungo, prima per mare e poi a piedi, risalendo la Francia da Marsiglia, e potenzialmente ricco di pericoli (ci sono precedenti, di rapporti salvifici con una mucca, ricordiamo La vacca e il prigioniero, con Fernendel, citato anche nel film, e il famoso Io e la vacca con Buster Keaton). Mentre al paesello (munito però di valida connessione con internet) attendono trepida anche se riservatissima la moglie e i compaesani. Vedranno crescere la fama di Fatah di giorno in giorno, non appena casualmente i media si impossessano della storia. I tanti incontri on the road faranno bene a lui ma anche gioveranno agli altri, che saranno inglobati dall’aura di bontà dell’anima semplice di Fatah. Si sa che se sorridi il mondo ti sorriderà (forse). Splendidi gli interpreti, facce poco note come il protagonista Fatsah Bouyahmed, protagonista di film poco distribuiti in Italia. Ai quali però si unisce il solito, meraviglioso Lambert Wilson, conte squattrinato e burbero. In viaggio con Jacqueline è una deliziosa commedia “rosa”, in cui ci si attende in ogni momento che il sorriso si spenga, che la cattiveria umana si scateni, che il destino beffardo si metta per traverso (questo per dire come siamo ridotti). Se per una volta non succede, chissà, magari c’è speranza.