Il corpo viene portato nel locale obitorio, dove non si scompongono i due medici, l’anziano patologo e il suo giovane aiutante, discepolo e figlio, anche quando il cadavere, aperto, sezionato, svuotato, rivela mutilazioni nascoste ed atroci. Piccoli segnali inquietanti non scoraggiano i due medici a ricercare la verità, da veri uomini di scienza. Ma mentre all’esterno si scatena una tempesta che isola la casa, scopriranno che scienza e ragione poco potere hanno contro oscure e misteriose forze. Ben scelti il sempre ottimo Brian Cox e anche Emile Hirsch per due personaggi tratteggiati brevemente ma con efficacia. Il bellissimo cadavere nudo appartiene a Olwen Catherine Kelly. La sceneggiatura di Ian B. Goldberg (Once Upon a Time, Criminal Minds, Flashforward) e la regia di André Øvredal (Troll Hunter) riescono senza avvertibile fatica a trascinare i pochi eventi fino agli 86 sobri minuti della durata del film, governando bene il crescendo della suspense nella sua lenta evoluzione, fino a creare una cappa di opprimente, concreta minaccia. Produce la Im Global di Insidious, Sinister, Autobahn ma anche Safe, Locke, Il segreto dei suoi occhi, 3 Generations e pure Silence di Scorsese. Ottimo lavoro nel ricreare le condizioni dell’analisi autoptica con dettagli che faranno contorcere gli stomaci più deboli; ben scelta la classica location claustrofobica, un labirintico sotterraneo, ricco di ombre; parco il ricorso ad effetti plateali per far sobbalzare lo spettatore, senza mai eccedere; non banale la ricerca del tema principale che, pur sfruttato, può restare valido, la ricerca di una vendetta senza remissione. L’autopsia di Jane Doe è certo un horror ma è anche un thriller, perché si deve scoprire la causa di quella morte, che si porta dietro anche le altre, si deve comprendere cosa abbia portato quel corpo su quel tavolo di acciaio, in quella tragica nottata. Compito dello scienziato, che sa bene come talvolta la sua ostinazione nella ricerca e nell’affermazione della verità possa ritorcersi su di lui.