E se qualcuno vi spoilera questo film, odiatelo tutta la vita. Non si può, infatti, bisogna limitarsi a dare un voto che mai si credeva e si chiede fiducia. The End. Nessuna scena dopo i titoli di coda. E non è un film per bambini, per la grandissima, disumana violenza, subita e inflitta, che non lascia speranza per la redenzione, che provoca solo ritorsioni così spietate da diventare colpe insostenibili. L’America non è un paese per eroi solitari, la vita non è un film western. Mangold già regista del deludente secondo capitolo del 2013, qui incredibilmente scrive e dirige il miglior film su un personaggio che lo meritava come pochi, un uomo larger than life che Hugh Jackman si toglie lo sfizio di interpretare con un’intensità degna di un film “d’autore”. E lo stesso vale per Patrick Stewart, che mai ha reso in modo più toccante il suo Xavier. Menzione d’onore alla giovanissima Dafne Keen, scelta da qualcuno che sa il fatto suo. Insomma, un film sorprendente. Pubblichiamo volutamente la locandina americana perché è la più bella, la più toccante.