Alla vigilia del Gran Premio Internazionale del Doppiaggio, abbiamo incontrato telefonicamente Pino Insegno. Doppiatore, attore e caratterista di numerosi personaggi, film e spettacoli teatrali, oltre che essere fondatore, insieme al fratello Claudio, della Accademia d’Arte Corrado Pani. Sue le voci di Viggo Mortensen, Jamie Foxx oltre che della tigre Diego in L’era glaciale. Versatile nel lavoro quanto affabile nella vita, Pino Insegno ci illustra l’importanza del Premio Internazionale del Doppiaggio e della figura del doppiatore in Italia. Forse ultimo esempio rimasto di meritocrazia sul lavoro.
Che cos’è il Gran Premio Internazionale del Doppiaggio?
Il lavoro di doppiaggio in Italia è un fatto di Storia. È una professione che ha un valore storico. Il Premio in questione vuole celebrare tutti quei ruoli legati al lavoro di doppiaggio. Dal missaggio al fonico, dal suono a tutte le facoltà legate a filo stretto con il lavoro del doppiatore. Poi, naturalmente, anche chi, come me, presta la propria voce. In Italia, ma devo dire anche all’estero, il lavoro del doppiatore è tra i più amati e affascinanti. Ed è un lavoro decisamente importante. Direi irrinunciabile. È come il traduttore per i libri... Ha lo stesso peso. Sfiderei chiunque parli e capisca l’inglese a seguire tutte le sfumature dei dialoghi di Full Monty ad esempio. Doppiare un film è fondamentale per la vera comprensione del testo. Questo Premio valorizza certamente quindi la natura più intima e tutto ciò che c’è intorno al doppiatore.
Come si è evoluto il lavoro di doppiaggio in Italia?
Riceviamo grande stima del nostro lavoro. I doppiatori italiani sono riconosciuti come i migliori in assoluto... forse perché mettono quel “qualcosa” in più. Quella sfumatura nella voce che fa sì che il film sia apprezzato anche maggiormente che non vedendolo in lingua originale. L’evoluzione di questa professione ha seguito l’evoluzione del Cinema. Direi che con l’avvento del cosiddetto “cinema verità” di Hollywood, con attori quali Dustin Hoffman (in Un uomo da marciapiede ad esempio) e doppiatori come Ferruccio Amendola (anche se lui già lavorava prima di diventare doppiatore) si sia fatto un passo in avanti notevole rispetto al Cinema del passato. Poi direi che negli ultimi tempi ci siamo via-via allontanati da quella costrizione che vedeva un unico doppiatore legarsi per lungo tempo a un solo attore. Ora c’è più ricambio e dipende molto dal film.
Le capita di ricevere lettere di complimenti da parte di attori stranieri?
Direi di sì. Siamo molto seguiti e all’estero ci tengono molto. Con Viggo Mortensen ad esempio mi è capitato persino di cenare insieme e scoprire che parla un italiano perfetto. Ma anche Jamie Foxx si è complimentato e altri.
Recitare come doppiatore è diverso che recitare come attore? C’è un uso diverso della voce?
Ti rispondo brevemente con un secco sì. Sono due cose completamente diverse anche se in effetti uno non lo direbbe. Mi è capitato di utilizzare la mia voce, a volte, per certe parti e non funzionava! Sono due cose completamente diverse.
C’è un doppiatore che stima particolarmente?
A costo di risultare ruffiano ti rispondo: tutti, indistintamente. La verità è che quando si fanno dei provini per una voce, anche se non vieni scelto tu, sai che viene scelta una persona capace e molto brava. È un lavoro questo che si basa sulla meritocrazia e che premia sempre i più bravi e capaci. Poi certo possono capitare casi rari in cui a pari merito si preferisce un amico di vecchia data piuttosto che un altro, ma anche in quel caso, quello scartato è un elemento valido che comunque andrà avanti.
Quali progetti ha nel futuro?
Molte cose, difficile dirle tutte. Mi limiterò al cinema dove stiamo per uscire con due film. Uno diretto da mio fratello col titolo provvisorio di Un morto per due. L’altro, al fianco di Gianfranco Franzotti e Cristiana Capotondi col titolo Dalla vita in poi, che è invece un drammatico.
Cosa consiglia a chi vuole intraprendere la strada del doppiatore?
Studiare tantissimo. Sempre. È un lavoro dove non ci si può improvvisare mai. E dove si devono sapere e conoscere tantissime cose diverse. Recitazione, dizione e tante cose tecniche che non si possono improvvisare né tanto meno spiegare in poco tempo. Consiglio a tutti di iniziare da giovanissimi. In modo da "respirare" questa professione, che poi è il motivo per cui molti figli di doppiatori finiscono per fare lo stesso meraviglioso mestiere.