Ci sono voluti dieci anni perché Michael Dougherty (sceneggiatore, tra le altre cose, di Superman Returns) riuscisse a realizzare il suo esordio nel lungometraggio e, una volta raggiunto lo scopo, Trick r’Treat è rimasto nel limbo per quasi due anni (nonostante le critiche entusiaste dei pochi che, nel circuito festivaliero, erano riusciti a vederlo) prima che qualcuno si decidesse a distribuirlo in dvd. E mentre il piccolo gioiello di Dougherty esce solo in home video, le sale di tutto il mondo si riempiono di Saw VI, franchise che, da qualche anno a questa parte, si è appropriata della Festa di Ognissanti come data distribuzione. Peccato che “gli eterni ritorni” dell’Enigmista non abbiano nulla a che spartire con la poetica magia e con le suggestioni di Halloween; un film come Trick r’ Treat, invece, ne rappresenta la cinefila sublimazione. Ma partiamo dall’inizio.
L’idea del film nasce da un corto horror d’animazione intitolato Season’s Greetings, ambientato durante la notte di Halloween, che lo stesso Dougherty ha diretto nel 1996. Ampliando il concetto originale e trasportando la sua visione in live action, il regista americano ha messo insieme cinque storie che, intrecciandosi in un montaggio alternato e non cronologico, si svolgono durante la notte di Halloween in un quartiere di una piccola città dell’Ohio: una giovane coppia scopre, a proprie spese, cosa succede quando si spegne la candela contenuta nella jack’o lantern (zucca intagliata) prima della mezzanotte, il preside di un liceo da sfogo ai suoi brutali istinti da serial killer, una ragazza vergine si aggira con le sue amiche in cerca dell’ “uomo giusto”, un gruppo di ragazzi mette in atto un crudele scherzo che si rivolterà contro di loro e, infine, un vecchio solitario e scorbutico (ma la sua identità sarà un’ulteriore sorpresa) riceve la visita di uno “specialissimo” trick r’ treater.
Esplorando con gusto e intelligenza tutte le superstizioni collegate alla Vigilia d’Ognissanti, Dougherty confeziona una deliziosa horror comedy che evoca il Carpenter di Halloween, prendendo ad esempio il Creepshow di Romero. Caldo e colorato con le stesse tonalità dell’autunno, Trick r’Treat (proprio come Halloween) sfrutta al meglio il potenziale narrativo della Festa dei Morti, giocando con il trasformismo dei costumi e con l’ambigua linea di confine che, durante la notte di Halloween, si viene a creare tra realtà e finzione. Visivamente curato fin nei minimi dettagli (ricorda la fotografia fiabesca di In compagnia dei lupi), il film è una vera e propria gioia per gli occhi, soprattutto perché effetti speciali e make-up non vengono depotenziati dall’algida intrusione del CGI. Nonostante le singole storie non siano incredibilmente originali, funzionano alla perfezione una volta “amalgamate”, anche perché alcuni personaggi (la sceneggiatura di Dougherty regala alcune battute indimenticabili) “rubano la scena” in più di un’occasione (soprattutto Dylan Barker, impegnato in una variante weird del pedofilo interpretato in Happiness di Solondz). Goticamente americano nell’anima, Trick r’Treat è un godibilissimo cine-comic che Michael Dougherty ci invita a “sfogliare” insieme ad un gruppo di amici (quelli giusti però!) e ad una confezione gigante di popcorn mentre, fuori dalla finestra, il vento freddo di fine ottobre fa turbinare in modo sinistro foglie di tutti i colori. Buon divertimento.
divertente e colorato: Halloween's favourite!
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