Al cinema la serialità significa prodotto di successo, perché non si produce una nuova puntata se la precedente non ha fatto un buon incasso. Evidentemente il franchise Final Destination non ha mai smesso di rendere, facendo sì che il progetto arrivasse abbastanza in salute da poter essere rilanciato alla grande anche in tempi di 3D. Nella versione homevideo in 2D si perde un po' del divertimento (il 3D cinematografico era ottimo perché davvero enfatizzava gli effetti speciali e specialissimi). Il susseguirsi delle "sfighe" però coinvolge ugualmente anche nel nostro salotto, in un nuovo episodio che, anche se ripetitivo nel meccanismo, riesce a regalare l'intrattenimento che promette (e ai nostri giorni, non è poco), anche nella più che soddisfacente versione su Blu-ray in 2D di cui parliamo, contenuta su un solo disco.
Il film è stato girato in 3D nativo, interamente in digitale. Questo fa sì che l'immagine sia di estrema nitidezza e pulizia, nella resa della colorata fotografia originale, con una bella sensazione di profondità di campo anche nel 2D. Ottimo anche l'audio, che si presenta in un DD 5.1 per la traccia doppiata, buona ma inferiore come sempre all'originale che è in DTS HD Master Audio in 5.1, di grande potenza e con un dettaglio eccezionale nella resa degli effetti sonori (che fanno parte preponderante del divertimento) e delle musiche. Che si schianti un ponte o l'osso di una gamba, ogni scricchiolio sarà minuziosamente riprodotto dai diffusori, chiamati tutti costantemente in causa. Fra le canzoni del film, segnaliamo l'ironica e allusiva Dust in The Wind dei Kansas del 1977 (polvere siamo....). Come extra troviamo "Cerchio di morte", una featurette riassuntiva sui fantasiosi e sadici decessi (6'), da vedere rigorosamente dopo il film. Seguono 16 minuti di scene alternative e circa 12 minuti di "Visual Effects of Death", in split screen, per illustrare gli effetti visivi utilizzati in due sequenze (il crollo del ponte e l'incidente aereo). La narrazione comincia col solito incubo, la solita premonizione di sciagura, la solita fuga per la salvezza di un gruppetto di ragazzi, che sfugge alla morte. Ma è solo un'illusione, perché la Signora in Nero tornerà a riprendersi quanto le è stato sottratto. In un film così non si tifa nemmeno per i personaggi, che sono semplici figurine da appallottolare e gettare via mano a mano che la trama si snoda, senza che i compagni si soffermino nemmeno a piangerne il tragico trapasso. Dirige
Steven Quale, nel suo esordio alla regia dopo molti anni come collaboratore e aiuto regista di
James Cameron. Il film della serie Final Destination si possono considerare dei piccoli gioiellini splatter che negli anni hanno messo insieme una buona quantità di scene degne di disaster-movie di livello superiore: disastri aerei, un memorabile incidente plurimo in autostrada, un altro su un otto volante estremo, una serie di crash iperbolici su un circuito di macchine da cosa e, adesso, il crollo spettacolare di un ponte tipo Golden Gate. Le trame sono sempre ripetitive e risibili, i dialoghi superflui e le interpretazioni (gruppetto di giovani provenienti da serie tv) irrilevanti, utili solo a scandire il tempo dei vari ammazzamenti, tutti sempre fantasiosi e bizzarri e, nel loro mood, divertenti. Perché lo spirito di questi film non è quello cupo e angoscioso della serie
Saw, altro progetto di successo che inanella catene di uccisioni di diabolica macchinosità, pervaso però da un alone di cupo sadismo, di efferata tortura, che non invoglia certo alla risata liberatoria. Quella risata che qui invece si prepara nello spettatore già fin dalla costruzione minuziosa della sciagura che si sa imminente, che si sviluppa da coincidenze del tutto plausibili, tali da mettere in crisi più di un ansioso. Se una cosa può andare storta lo farà.. Alzandosi dalla poltrona, inevitabile guardasi in giro con apprensione e guai a entrare in cucina....