La storia è facilmente riassumibile: in un mondo devastato da qualche strano germe, gli umani rimasti vivono dietro un grande muro di ferro mentre fuori, dettano legge gli zombi e gli ossuti (zombi di seconda generazione molto più veloci e cattivi). Durante una missione, Sarah e la sua squadra vengono attaccati; ma, invece che ucciderla, il giovane zombi R decide di portarla con se. I due si innamorano e (sic) dalla loro storia nascerà una rivoluzione biologica (doppio sic) in grado di ridare vita agli zombi grazie all'amore. Se già così, riassunta in due righe, la storia suona delirante, immaginatevi sorbirsi quasi due ore di "il mio amore ti ha fatto ribattere il cuore". Certo, si potrebbe tentare di salvare l'operazione sottolineando che anche nel cinema di George Romero (ma tanti sarebbero gli esempi di "uso intelligente anche se anomalo" della figura del morto vivente: per quanto riguarda il cinema citiamo Fido, versione di Far from Heaven con zombi, mentre in letteratura ricordiamo quel capolavoro di L'estate dei morti viventi di John Ajvide Lindqvist) il percorso porta ad una sorta di umanizzazione dello zombi...però, per rispetto, non lo faremo. C'è un limite oltre il quale l'accondiscendenza non è più consentita ed il silenzio della stampa specializzata si trasforma in complicità. Qualcuno ha anche osato scrivere come Warm Bodies sia "una profonda riflessione sull'incomunicabilità contemporanea"...e noi, allora, rispondiamo nello stesso modo di Keith David quando in La cosa di Carpenter alla testa mozzata spuntano le antenne: "You got to be fuckin kidding me!!!": questa è paccottiglia pura e semplice, nonostante gli sforzi per "vestirla a festa". La figura dello zombi, estremamente moderna e metaforica è usata per parlare di diversità; Warm Bodies, invece, la utilizza semplicemente come scusa per mettere in scena una patetica, ruffiana ed arruffata storia d'amore ad uso e consumo di un pubblico teen in astinenza da Twilight (non per niente, sul manifesto italiano, campeggia una frase promozionale di Stephenie Meyer, ovvero "la donna che ha vinto al Superenalotto"). A proposito... come se non bastasse, visti gli incassi americani, già si parla di una trilogia...arridatece Bruno Mattei!!!!!
Warm Bodies: Recensione "Perché no"
Di Paolo Zelati | 08 Febbraio 2013![Warm Bodies: Recensione "Perché no"](/media/k2/items/cache/bf4317c8e42b0ed7c78d9b17f9e68c62_Generic.jpg)
You got to be fucking kidding me!
Quanto male ha fatto la serie di Twilight al Fantastico contemporaneo? Sicuramente troppo e Warm Bodies, melensa storia di zombi teen innamorati, ne è l'ennesima dimostrazione (il tutto in attesa di Beautiful Creatures, a fine mese...). Nato da un racconto di 7 pagine ("Sono uno zombi innamorato") scritto su un blog dall'aspirante scrittore Isaac Marion, Warm Bodies è un romanzo con una prima parte interessante, qualche buono spunto, ma con un finale talmente "al saccarosio" che, anche con tutta la buona volontà, il vero appassionato di Fantastico, non riesce proprio ad accettare. Il film omonimo diretto da Jonathan Levine (autore del notevole e poco rassicurante All the Boys Love Mandy Lane), segue esattamente le stesse orme, peggiorando la situazione laddove, per esigenze di messa in scena, si è dovuto semplificare il punto di vista del protagonista (il libro è narrato in prima persona) e dotare di un vasto vocabolario alcuni zombi prescelti.
Giudizio
- Ma stiamo scherzando?!