Di questo parla Paradiso amaro, l’ultimo bel film diretto da Alexander Payne e interpretato da George Clooney. Nell’isola di Oahu, alle Hawaii, ritenute da tutti una sorta di Paradiso in terra, si vive esattamente come in qualunque parte del mondo occidentale, affari, famiglia, studio, amici, problemi affettivi, di lavoro. E si gira, come criceti nella ruota, perdendo di vista chi siamo, chi ci circonda. Un evento tragico fa bloccare la ruotina di Matt, facoltoso avvocato (anche se vive come tutti in camicia a fiori, bermuda e ciabatte), rappresentante di un fondo fiduciario che gestisce per tutta la sua vastissima famiglia, innumerevoli cugini e nipoti, tutti come lui lontani discendenti del primo americano sbarcato sull’isola ad essersi sposato con una Regina locale. Tutti perciò nei secoli sono divenuti ricchissimi proprietari di terre che ormai sono ridotte a una colata di cemento e restano da vendere ancora poche aree, dei veri paradisi naturali. Sono una sterminata discendenza sparpagliata sui diversi isolotti che compongono l’arcipelago da favola, quella favola che chi ci vive ormai non è più capace di vedere, se non come fonte di guadagno.
La moglie ancora amata ma da cui Matt si era allontanato (o che si era allontanata) giace in coma irreversibile in un letto d’ospedale, dopo un incidente in mare, e non si risveglierà più. C’è solo da decidere quando lasciarla andare. Il suo corpo morente farà da catalizzatore per tutti i problemi che agitano l’animo di Matt, rimettendo in discussione il suo rapporto, prima molto vago e distante, come le due figlie: Scottie la ribelle di 10 anni e Alexandra, l’adolescente impegnata per ritorsione a dimostrare di essere una cattiva ragazza. Questo carico di problemi si fa ancora più pesante quando Matt scopre che sua moglie aveva una relazione extraconiugale. Così negli stessi giorni dovrà gestire ogni cosa, la tragedia personale, costretto anche a rimettere in discussione la figura della moglie, le relazioni con le figlie e con la cerchia di amici e parenti, oltre che il suo lutto personale. E il rancore e il risentimento, i rimorsi, i dubbi, la pena, la voglia di vendetta, la necessità del perdono.
La ricerca dell’amante, la determinazione a conoscerlo, per meglio capire, sono il pretesto per un viaggio con le figlie e l’improbabile “amichetto” della maggiore, elemento di disturbo spesso necessario a rompere la tensione. Il tutto sulle note di un’originale colonna sonora “local”. Tema non originale, quello del viaggio, che qui non è “di formazione”, ma di agnizione per tentare di ricostruire un nuovo equilibrio cambiando i punti di appoggio. Ma il discorso regge, commovente senza mai eccedere nel lacrimoso, con toni anche umoristici, come è abitudine di questo ottimo regista, grazie al disegno del personaggio di Matt, toccante figura di uomo qualunque, benestante e distratto dalle incombenze materiali.
Ci sono echi del ruvido e anaffettivo Jack Nicholson di A proposito di Schmidt e del Paul Giamatti più surreale in Sideways, in questo quinto film di Payne, regista alla ricerca dell’umanità perduta, dei cuori sepolti dalla mancanza di comunicazione. La sceneggiatura scritta da Payne stesso insieme a Nat Faxon e Jim Rash, tratta dal romanzo di Kaui Hart Hemmings, Eredi di un mondo sbagliato, riesce a intrecciare tanti fili a formare un disegno più universale, emozionante e coinvolgente grazie anche alla presenza di un gruppo di interpreti eccezionali.
Oltre a George Clooney, la cui bravura travalica ogni insulso gossip, il resto del cast è splendidamente scelto: le due figlie, la piccola Amara Miller, ottima esordiente, e Shailene Woodley promettente ex bambina prodigo (lavora nello spettacolo da quando ha 5 anni), portata alla notorietà dalla serie tv The Secret Life of the American Teenager; lo scostante suocero che ha la faccia rugosa di Robert Forster; Beau Bridges è il fratello, più interessato alle trattative commerciali che ai problemi esistenziali di Matt. L’interessato amante è Matthew Lillard, ex Shaggy di Scooby Doo mentre la moglie è interpretata da una delle attrici più misconosciute di oggi, Judy Greer. Da tenere d’occhio Nick Krause, il surreale amico delle ragazze, gran personaggio. Il “divo” Clooney mette le sue capacità recitative al servizio del personaggio (ogni sentimento che si agita confuso dentro di lui perfettamente reso), immalinconito, distratto, perplesso, confuso, capace però di autocritica e ironia e, sul filo di lana, di uno scatto vincente.
Pagato a caro prezzo, perché nella vita vera così vanno le cose.
Paradiso Amaro: That's The Way Life Goes
Di Giuliana Molteni | 17 Febbraio 2012
The Descendants (il titolo originale del film) devono prendersi cura di ciò che è stato loro lasciato dai predecessori e curarsi ciò che sarà del loro lascito, che siano terre o figli.
Giudizio
- Difficile mantenere le promesse
Postato in Cinema