Paddington 2
La gentilezza salverà il mondo (?)
Dopo tre anni dal primo capitolo, torna il tenero orsetto Paddington e a sorpresa (ogni tanto capita) il secondo episodio è migliore del primo. Meno mieloso (o meglio “marmellatoso”), ricco di gag spiritose, volutamente classiche quanto a stile ma riproposte con verve, il film beneficia dell’apporto di un cast “umano” di tutto rispetto, che circonda il soffice peloso orsetto in CG (la voce italiana è di Francesco Mandelli, in originale di Ben Whishaw), in cui però spicca la new entry di un autoironico Hugh Grant nei panni del villain, in una spassosissima caratterizzazione. Ritroviamo Paddington inserito alla perfezione nella sua strampalata ma tenerissima famiglia adottiva di umani, i Brown, e in tutto il variegato vicinato. L’orsacchiotto vorrebbe inviare un regalo all’amata zia/mamma Lucy, che lo ha amorevolmente allevato nel lontano Perù, per poi spingerlo ad andare a trovare la sua strada a Londra, lei insieme al defunto marito responsabili del suo culto per la civiltà inglese, marmellata di arance e buone maniere su tutto. Trova da un antiquario un bellissimo libro pop up, che illustra i luoghi più belli di Londra, ma è troppo costoso e allora Paddington inizia una serie di comiche avventure per riuscire a guadagnare i soldi necessari. Ignora però che il libro nasconde un segreto, contiene la chiave per recuperare un forziere pieno di gioielli, lascito scomparso di una mitica trapezista, Madame Kozolska. Sul libro vuole mettere però le sue sgrinfie il subdolo Buchanan, famoso attore caduto in disgrazia, un vero mellifluo trombone, che lo sottrae al suo legittimo proprietario. Del furto viene accusato il povero Paddington, vittima anche dei pregiudizi di un odioso vigilante simil-Salvini (Peter Capaldi, come nel film precedente) e finisce al gabbio. Dove però farà breccia nel cuore indurito dei carcerati (una surreale popolazione degna di un film di Wes Anderson), capitanati da Knuckels McGinty, un omone che nasconde un cuore d’oro sotto una scorza intimidente (un esilarante Brendan Gleeson). Fuori dal carcere nel frattempo, la Famiglia non smette di indagare per trovare il vero colpevole, incrollabilmente certa dell’innocenza dell’orsetto rimpianto da tutto il quartiere. Paddington e gli amici galeotti improvvisano una rocambolesca evasione e si finirà con un contrasto finale con il cattivo su due treni in corsa degno di uno 007, sempre però sul filo dell’umorismo più slapstick ma sempre efficace. Paddington 2 è un prodotto di ottimo livello, ben diretto nuovamente da Paul King, che anche scrive la sceneggiatura coadiuvato da Simon Farnaby, già suo collaboratore in Bunny and the Bull, e ben interpretato da un cast perfetto, ricco di invenzioni visive, di deliziose trovate grafiche. Menzione speciale, come dicevamo, per Hugh Grant, che sui titoli di coda si esibisce in un numero in stile Chorus Line. Il film, dedicato all’autore, Michael Bond, creatore del personaggio nel 1958 e scomparso pochi mesi fa, manderà a casa contenti grandi e piccini (forse perfino di più i primi). Resta il rimpianto per una civiltà nei confronti della quale l’orsetto ha un atteggiamento non di soggezione ma che venera semplicemente perché è giusto adeguarsi a un modello diverso, prendendo il suo meglio, portando in aggiunta il proprio bagaglio di cose positive. Ma sempre sui titoli di coda uno spiritoso sbeffeggio nei confronti dell’attuale situazione politica fa capire che i tempi stanno cambiando, forse ormai sono irrimediabilmente cambiati. Ma chissà forse le buone maniere potrebbero davvero rendere il mondo un posto migliore. Si potrebbe cominciare anche da qui.
Meglio del primo
8