MovieSushi

Leatherface

Un mostruoso viaggio di formazione

di
Da qualche anno c’è la moda di andare a scavare nel passato dei grandi Cattivi del nostro immaginario, a partire dalle favole della nostra infanzia per arrivare ai feroci protagonisti degli horror per adulti degli anni più recenti. In quest’ottica è stato ripreso anche il personaggio di Leatherface, uno dei più mostruosi mai creati per lo schermo insieme alla sua amena famigliola. Grazie a una serie di film (con questo sono otto, compresi remake e prequel del remake) che ha avuto avvio negli anni ’70, gloriosi per il genere horror grazie alla particolare situazione socio-politica, abbiamo imparato tutti che certe porte non vanno mai aperte, che in certe campagne desolate non ci si deve avventurare, soprattutto se si è improvvidi cittadini, che quando si deve fuggire non c’è tempo per guardarsi indietro.
 
Qui incontriamo Jackson (questo il suo vero nome) da piccino, forzato alla crudeltà più efferata dalla sua famiglia degenere, che da ragazzino finisce in manicomio, dove cresce in mezzo ad abusi di ogni genere, da parte di chi dovrebbe invece aiutarlo. L’ingresso nella struttura di una giovane infermiera sembra portatore di un alito di speranza. Ma non sarà così, lo sappiamo. Tutto andrà male e ancora peggio. Alla fine di una drammatica fuga insieme a personaggi ancora più estremi di lui, braccati da poliziotti dal comportamento tutt’altro che legale (fra cui compaiono un redivivo Stephen Dorff e Finn Jones, l’Iron Fist dei Defenders), il destino già scritto si abbatterà inesorabile sullo sventurato ragazzo. Ci sfugge il senso dell’operazione, che però è confezionata dai due registi Alexandre Bustillo e Julien Maury (quelli di Á l’intérieur e Livide) con la cura che si poteva prevedere, visto che si metteva mano a una vera e propria icona del Male. E l’illustrazione del suo cammino costellato di orrori sempre maggiori ha una sua logica. Ma allora sarebbe interessante anche capire da dove arriva il comportamento mostruoso della mamma/zia del “povero” Jackson (Lily Taylor), matriarca deviata che pure lei non deve aver avuto un’infanzia serena, e così via risalendo nei secoli dei secoli per arrivare dove? Adamo ed Eva o più propriamente Caino e Abele?
 
Chi cerchi gore e splatter, nefandezze varie, sangue a ettolitri, urla, frastuono, sadismo, un’ombra di necrofilia, amputazioni e squartamenti (ovviamente fa la sua comparsa in scena la mitica sega a nastro) si accomodi, non ne uscirà scontento. Ma al di là delle varie finzioni, anche nella realtà tutti i grandi cattivi sono stati almeno una volta un tenero bambino che la vita crudele (leggi adulti crudeli) hanno stortato. Le atrocità subite nel passato non possono purtroppo gettare una luce diversa sugli orrori commessi in seguito. Questo se si facesse un discorso minimamente serio sull’argomento. Che qui non è il caso. In ogni modo, noi personalmente preferiamo che il Male resti lì, nascosto nella penombra di uno stanzino, silenzioso dietro la porta di una baracca fatiscente, a chiamarci dalla feritoia di un marciapiede, astratto, misterioso, inspiegabile e per questo ancora più terrificante.
 
 
 
 

Molto rumore per nulla

5