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La torre nera

La minaccia è sempre ai confini

di
Nasciamo sapendo di morire, cresciamo fra mille paure, viviamo assediati da continue minacce, come ce la facciamo a tirare avanti? Ci raduniamo intorno al fuoco e ascoltiamo storie, che qualcuno ci racconta per spaventarci e intanto rassicurarci, per consolarci con promesse che ci fanno sentire meno piccoli, meno fragili. Uno che di storie ce ne ha raccontate tante è Stephen King, autore di alcuni grandi romanzi che potremmo definire “di formazione”. Perché nelle sue storie sempre qualcuno troverà se stesso nella lotta contro un mondo cattivo, contro i mille orchi in agguato, contro un imprecisato Male.
 
Che siano ragazzini in cerca della loro strada o adulti che l’hanno perduta, sempre qualcosa di misterioso e malefico si opporrà, il Diavolo, il cancro, la stupidità umana, la semplice cattiveria. Pochi autori però come King sono stati trattati in modo così discontinuo dall’industria cinematografica. A fianco di trasposizioni riuscite come Shining, Christine, Cujo, Misery, Pet Sematary, Il miglio verde, Le ali della libertà, La zona morta, L’ultima eclissi, The Mist, Carrie, e il mitico Stand by Me, abbiamo però molti altri film deludenti. Ricordiamo La metà oscura, L’acchiappasogni, Cose preziose, Secret Window, Brivido, Cell. Poi ci sono state le serie tv, It (aspettiamo adesso il nuovo film, con un po’ di apprensione), L’ombra dello scorpione, Under the Dome, 22.11.63, anche quelle di altalenante qualità. E molti dimenticabili film tv.
 
Ci siamo accostati quindi con grande curiosità a questo ennesimo film tratto da una sua opera. Si tratta della Torre Nera, trasposizione dalla serie di otto romanzi (sette e un racconto), che King ha iniziato a scrivere negli anni ’70, pubblicati dal 1982, riscritti, ampliati e rimaneggiati, ripubblicati a partire dal 2003, un mix fantasy/horror/western (che prende modello alla lontana dal Signore degli Anelli) che è diventato anche un fumetto Marvel. Un universo sconfinato, ci rendiamo conto, difficile da rendere in tutti i suoi dettagli e rimandi. Abbiamo molti degli elementi cari allo scrittore, un ragazzino senza padre con poteri nascosti, mondi confinati ma estranei che si incrociano pericolosamente, ostili entità che si muovono subdolamente in mezzo a noi, un Eroe con cui allearsi per sconfiggere un Grande Malvagio dagli infiniti poteri. Sarà una strada ardua, costellata di lutti e sofferenze. Alcune caratteristiche dei personaggi ricordano altri fantasy (film e serie tv) visti nell’ultimo periodo e non c’è che andare a cercare le varie date di pubblicazione per vedere chi ha ripreso da chi. In una New York squassata da quotidiani terremoti, mentre nel cielo si addensano minacciose nubi rossastre, un ragazzino solitario dai grandi poteri che però ancora ignora (il ben scelto Tom Taylor), è perseguitato da incubi e visioni, in cui il nostro mondo viene contaminato da inquietanti figure, agli ordini del crudele Uomo Nero. Nei suoi sonni agitati, Jake vede che solo un uomo può contrastarlo, il Pistolero, “che mira con l’occhio, spara con la mente e uccide con il cuore”.  Solo uniti potranno sconfiggere il Male, per adesso almeno. Perché potrebbero arrivare dei film successivi e anche una serie tv. Ma chissà come andrà, lo decreterà il botteghino. La realizzazione è stata tormentata, si sa che quando un progetto si trascina per troppi anni e in troppi ci mettono mano, difficilmente i risultati sono all’altezza.
 
Produzione e sceneggiatura hanno visto passare molti personaggi, alla fine alcuni sono rimasti con il contributo aggiuntivo di altri. Anche se si parla di personaggi della stazza di Akiva Goldsman e Ron Howard, non se ne esce indenni. Il regista Nikolaj Arcel (Royal Affair) maneggia un budget basso, si parla di 60 milioni, che potrebbe essere stato in larga parte consumato per i due divi, che si riflette sugli effetti e forse anche sulla durata (il film, per essere di questo genere, è brevissimo, solo 95 minuti compresi i tioli di coda, alla fine dei quali c’è solo una breve traccia audio). Spariscono le finezze narrative di King, che aveva creato un universo molto più complesso. Ma il simpatico scrittore sembra non dolersene, anzi si dichiara soddisfatto, bontà sua. La materia da ridurre era molta ma, come diciamo spesso, un film è un film e poco importa che si sia letto il libro da cui è tratto. Il film La torre nera è però un lavoro poco riuscito, con scarso mordente, un innocuo prodotto per ragazzini. La complessa saga è diventata un qualsiasi fantasy cupo e angoscioso, senza troppi effetti dispendiosi, pochi mostri, almeno qualche location ben illustrata, che beneficia della presenza di due star come Matthew McConaughey (lo Stregone, il Male) che però come personaggio subisce una conclusione troppo semplicistica, data la sua potenza, e Idris Elba (Roland, il pistolero, il Bene), stanco, disilluso e ammaccato come ogni eroe riluttante che si rispetti. Ma i personaggi non sono abbastanza approfonditi, non è detto quale sia il loro passato, ciò che li ha resi quello che sono, tutta la storia resta in superficie senza grande epica, senza il senso del dramma che dovrebbe trasmettere, pur avendo a disposizione tre personaggi validi. E il percorso obbligato si srotola a tratti stancamente.
 
Se il progetto complessivo andrà in porto, si dice con un prequel, allora forse i personaggi avranno un perché, si comprenderanno cose che ora restano vaghe e fanno perdere anche il poco interesse. Visivamente bella la nera torre che svetta sull’intersezione dei mondi e che se crollasse farebbe entrare i mostri mostruosi che spingono ai confini. Spesso nel fantasy ci sono profezie e minacce molto attuali, fuor di metafora.
 
 
 

insoddisfacente

5