L’ultima discesa
Ma quanto è dura la risalita
di Giuliana Molteni •
Nel 2004 Eric LeMarque (Josh Hartnett) era un campione olimpionico di hockey, uno abituato a cadere e rialzarsi, a frantumarsi le ossa e rimettersi in sesto, a guarire, a lottare. Mai arrendersi. Ma, minato fin da piccolo da una devastante figura paterna, non aveva retto la pressione dell’ambiente, aveva dato libero sfogo al suo pessimo carattere ed era diventato dipendente da metanfetamina. In fuga anche dalla pur amata madre, si era rifugiato in una baita sull’alto della Sierra Nevada, la catena montuosa che delimita la parte nord della California, dal 1840 in poi costata la vita a tanti coloni americani che fuggivano verso il mitizzato Ovest in cerca di una vita migliore. Anche Eric incontra là il più feroce degli avversari, la Natura. Un mattino, sull’onda di un tiro di meth, si butta addosso un piumino ed esce con lo snowboard, in condizioni già proibitive imbocca una pista non autorizzata e si ritrova nel nulla, perso in una tempesta di neve di rara intensità. Perde l’orientamento, commette alcuni gravi errori di valutazione, incappa in un paio di incidenti di percorso potenzialmente mortali. Naturalmente non c’è segnale per il telefono e comunque le pile prima o poi si scaricano. Passano così otto lunghissimi giorni. Intanto l’unica persona a preoccuparsi della sua assenza è la madre (Mira Sorvino), che non ha mai permesso alle intemperanze autolesioniste del figlio di respingerla del tutto. Il film diretto da Scott Waugh (ex stunt e regista di Need for Speed e Act of Valor), tratto dal libro scritto dallo stesso Eric insieme a Davin Seay, racconta senza virtuosismi la sua durissima, ostinata lotta per sopravvivere, grazie a un’indubbia resistenza fisica (essere un ex atleta deve aver aiutato) ma soprattutto grazie a una forza di volontà messa così da parte nel periodo precedente della sua esistenza. Avrà tempo per meditare sugli errori commessi nelle sette glaciali notti che passerà perso fra le montagne, sempre a digiuno e ferito. Solo quando stai perdendo tutto ti rendi conto di quanto hai sprecato. Eric non è morto forse perché da qualche parte così era scritto. Senza pietismi, senza sentimentalismi L’ultima discesa, definito un “survival thriller”, racconta con semplicità una di quelle avventure ai confini della realtà, in cui risaltano la piccolezza, la fragilità dell’essere umano nei confronti della natura selvaggia, bellissima, affascinante, che sia terra o mare, con la quale però non ci si può permettere la minima imprudenza. Qualcuno ha avuto modo di ricavarne una second chance, pur pagata a caro prezzo.
Gli errori si pagano
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