Cane mangia cane
Pasti indigesti
di Giuliana Molteni •
Edward Bunker è stato un delinquente divenuto scrittore di successo grazie alle molte letture che le sue carcerazioni gli avevano concesso, apprezzata da altri scrittori noti come Ellroy e anche il nostro Ammaniti. Con una galleria di personaggi descritti con crudo realismo, con storie che si intuiva vissute sulla propria pelle, ha scritto romanzi e sceneggiature, comparendo anche come attore in qualche film. I suoi personaggi sono gente abituata a esistenze borderline, delinquenti veri, gentaglia da marciapiede senza scrupoli o morale, abituata alle tinte forti di vite dall’esagerata violenza, spesso immotivata, irrazionale. Questo per dire che da un film come Cane mangia cane, diretto da Paul Schrader, tratto dal romanzo omonimo del 1999, non ci aspettavamo una storia per educande.
I tre protagonisti, Nicolas Cage, Willem Dafoe, Christopher Matthew Cook (tutti al loro peggio come attori i primi due, sul terzo non ci pronunciamo, lo conosciamo poco, attore da ruoli minori in varie serie tv, ma ne esce quasi meglio degli illustri colleghi) sono tre incarogniti avanzi di galera che, una volta usciti, si rimettono a campare delinquendo. Appena possono si sollazzano con alcol, droga e ragazze a pagamento, finché capita il “colpo grosso” in cui tutto andrà storto in parte anche per colpa delle caratteristiche insite in ogni personaggio, che compie sempre ma proprio sempre scelte dissennate e alla fine autolesioniste. A forza di calcare la mano, di buttarla sul pulp ad ogni costo, di “tarantinizzare” i dialoghi spesso noiosi, di girare con bizzarrie visive varie e stilosità che sembrano fare il verso a registi come Guy Ritchie o Joe Carnahan, le insensate avventure dei tre disgraziati, non molto svegli ma in compenso pronti ad ammazzare senza un valido motivo, anche quando la ragionevolezza lo sconsiglierebbe, generano un senso di fastidio, riuscendo a rendere la narrazione noiosa, nonostante la durata da minimo sindacale di 93 minuti.
Sprecato il cast, Nicolas Cage in fondo si troverebbe bene in un ruolo da fuori di testa ma la vuole buttare sul noir, Defoe eccede nei suoi ghigni psicotici, il terzo socio sembra stufarsi pure lui, come noi. Paul Schrader dopo film passati alla storia come Hardcore, American Gigolo, Il bacio della pantera, Lo spacciatore, negli ultimi anni ha lavorato poco e ha lasciato alquanto perplessi, inanellando film pessimi come Dying of the Light (già con Cage) a cose di maggiore interesse come The Walker, Adam Resurrected o The Canyons. Quindi immaginiamo intenzioni diverse volte a ottenere risultati di maggior spessore. Invece si mettono in fila solo tanti luoghi comuni del genere, localacci, puttane, droghe e alcol a palla, delinquenti efferati, mediatori vanamente professionali, sparatorie con spappolamenti e altri dettagli splatter, una vena di follia senza possibilità di redenzione, che forse vorrebbe farsi metafora di altro. Ma chissà, non vale la pena stare lì ad arrovellarsi.
Inutilmente eccessivo
5