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Annabelle 2 – Il risveglio

Mai aprire certe porte

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A nostro modesto parere il mercato delle bambole biscuit è stato gravemente danneggiato dai film horror. Chi mai oggi si sognerebbe di portarsi a casa una di quelle delicatissime bambole dai lineamenti così perfetti da sembrare davvero umane, che in diverse storie abbiamo viste possedute da subdoli spiriti malvagissimi? Un discorso a parte va fatto per la più famosa delle bambole demoniche, Annabelle, che ha una faccia altamente inquietante, che di angelico non ha proprio nulla. Chi mai se la terrebbe in casa? La risposta la avremo da questo nuovo film, Annabelle Creation, in italiano Il risveglio, prequel di Annabelle del 2014, a sua volta spin-off di The Conjuring, diretto da David F. Sandberg (Lights Out), scritto da Gary Dauberman (amante delle storie orrorifiche), mentre fra i produttori non può mancare l’ormai mitico (nel suo campo) James Wan.
 
Siamo circa negli anni ’50, un gruppetto di povere orfane di età mista (si va dai 10 ai 18 circa) viene ospitato in una confortevole ma isolata tenuta di campagna, i cui proprietari, lui ex raffinato costruttore di bambole, lei costretta a letto da misteriosa malattia e invisibile al mondo da anni, hanno in passato subito un lutto terribile. La casa è ampia, confortevole e alle ragazze sembra un misterioso castello. Ma nasconde zone scure, minacciose. E una porta è serrata a chiave e mai dovrà essere aperta. La più coraggiosa delle ragazzine scoprirà perché e sarà così bersagliata da forze oscure e potenti, dopo averle visite accanirsi contro la sua più cara amica, già segnata da un destino cattivo. Solo una mite suorina cercherà di fare da scudo alle altre ragazze ma la sua fede sarà sufficiente? Perché nella casa ha trovato alloggio un’entità davvero potente, che non intende starsene relegata in una vecchia casa di campagna. Annabelle 2 si riaggancia alla storia narrata nel film precedente e si rivela un prodotto dignitoso, che cerca di creare un antefatto plausibile per un personaggio che è entrato a far parte della storia dell’horror, insieme a un altro bambolotto demoniaco, il mitico Chucky. Girato con cura quanto a fotografia e scenografia e discretamente recitato (non si può però sentire il doppiaggio della bambina interpretata da Lulu Wilson, ma non è una novità), il film è un horror vecchio stile, spolverato di un paio di visioni splatter, come i tempi impongono.
 
Risente però di un finale affrettato che con un congruo salto temporale, senza i dovuti dettagli, mette un precipitoso cappello alla storia, per farla riallacciare al film precedente e al filone che ha come protagonisti i coniugi Warren. Peccato perché con un po’ di maggiore attenzione avremmo avuto un prodotto migliore. Morale della favola (nera), il Male si insedia nelle anime straziate, si nutre di dolore, di sofferenza, di ingiustizia, e diventa così sempre più forte là dove non c’è più speranza. Il che si potrebbe applicare anche in altri campi ben più seri di un horror estivo. Ma sarebbe un altro discorso.
 
 
 
 
 
 
 

Il diavolo probabilmente

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