Interviste

Giovanni Biondi

Videogiochi e scuola, parla Giovanni Biondi

[del 09/06/2010] [di GameSushi.it ]
AESVI ha recentemente intervistato Giovanni Biondi, Direttore Dipartimento programmazione e gestione delle risorse umane per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Di seguito ne trovate il resoconto:

1. Qual è il suo ruolo al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e di che cosa di occupa il suo Dipartimento?
Sono il responsabile del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali che si occupa, tra l’altro, della parte tecnologica. In questo settore, oltre alla gestione informatica sia della scuola che dell’Amministrazione centrale e periferica, il Dipartimento segue tutti i progetti e le tematiche relative alle innovazioni digitali nel campo della didattica.

2. A partire dall’anno scolastico 2008/2009 il Ministero ha lanciato un piano di sostegno dell’innovazione digitale nelle scuole. Può spiegarci in che cosa consiste esattamente? Quali sono state le azioni svolte finora e quali le attività in programma?
Il progetto si articola su una serie di azioni: alcune riguardano l’innovazione digitale di aspetti di gestione amministrativa (pagelle on line, supplenze etc.), altre riguardano invece l’innovazione digitale nella didattica. Tra queste il piano di diffusione delle LIM, le classi 2.0, i libri digitali. Per ora sono state costituite 256 classi 2.0, diffuse oltre 10.000 LIM, formati oltre 40.000 insegnanti al loro utilizzo. È in corso la diffusione di altre 20.000 lavagne nel prossimo anno scolastico e la formazione di circa 60.000 insegnanti. Per quanto riguarda i libri digitali è previsto il finanziamento di ambienti di simulazione, contenuti digitali di nuova generazione in vista dell’adozione generalizzata di libri digitali prevista per l’anno scolastico 2011/12.

3. Videogiochi e scuola sono spesso visti come il diavolo e l’acqua santa. Al di là dei luoghi comuni, esistono tuttavia diverse esperienze in Europa in cui i videogiochi sono stati utilizzati con successo nelle classi a supporto dell’insegnamento. Lei, che è uno dei massimi esperti innovazione tecnologica nel mondo della scuola, ritiene che i videogiochi possano avere un qualche spazio anche nelle classi italiane? Se sì, in che modo e con quali obiettivi?
I risultati dell’esperienza condotta a Milano dimostrano l’interesse dell’utilizzo di questo materiale. L’aspetto più importante che può essere generalizzato anche al di là della strategia “gioco” è l’utilizzo di ambienti immersivi, mondi sintetici e fortemente interattivi per esplorare, comprendere, verificare.

4. L’anno scorso lo studio europeo “Games in Schools” realizzato da European Schoolnet auspicava che si potesse sviluppare una maggiore interazione tra il settore pubblico e quello privato sul fronte dell’uso educativo dei videogiochi. Un anno dopo il Ministero ha firmato un protocollo d’intesa con l’Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi in Italia e terminato con esiti positivi la prima sperimentazione basata su un videogioco di ruolo online. Come pensa potrà evolversi in futuro questa collaborazione?
La collaborazione potrà concretizzarsi sia nell’allargamento della sperimentazione anche a videogiochi educativi che comportino applicazioni disciplinari o comunque legati a contenuti educativi presso alcune delle classi 2.0. Inoltre auspichiamo che nello sviluppo dell’editoria digitale gli editori possano o utilizzare e proporre alcuni videogiochi educativi collegati al libro di testo o sviluppare con le modalità tipiche del videogioco contenuti e ambienti digitali innovativi.

5. Lei è un videogiocatore? Che rapporto ha con i videogiochi? Se potesse sviluppare un videogioco per la scuola, che cosa le piacerebbe creare?
Conosco diversi videogiochi ma non ho assolutamente il tempo per usarli. Considero i videogiochi soprattutto un linguaggio oltreché un ambiente capace di proporre strategie cognitive nuove. Mi piacerebbe tradurre tanti segmenti del curricolo scolastico in un mondo da esplorare, scoprire, riorganizzare magari in gruppi con una forte motivazione sia competitiva che sociale: un modo di dialogare insieme con la propria intelligenza e con gli altri.

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